Arrhythmia (Titolo originale Аритми́я, Russia, Finlandia, Germania, 2017). Regia: Boris Khlebnikov. Interpreti principali: Irina Gorbacheva, Alexander Yatsenko, Polina Ilyukhina, Vladimir Kapustin, Anna Kotova, Galina Averyanova

Può capitare che la vita non sia esattamente ciò che avevamo sognato. Ma non c’è il tempo per fermarsi e riflettere, tutto corre troppo veloce e noi, come criceti nella ruota, continuiamo a girare: per abitudine, per inerzia, per timore di scoprire cosa succede se la ruota si ferma. Ma una forza esterna può inceppare quella ruota: allora diventa necessario scendere, scoprire dov’è il problema e provare a risolverlo. Oppure cambiare ruota.

Oleg è un paramedico, sua moglie Katya medico nello stesso ospedale. Hanno poco più di 30 anni, niente figli, un miniappartamento e turni che non li fanno incontrare per giorni interi. Forse per sostenere questi ritmi, forse per dimenticarli, forse solo per abitudine, Oleg beve più del dovuto. Succede anche a un pranzo dai suoceri e la moglie, esasperata, gli chiede il divorzio tramite sms.  

Da questo momento la ruota di Oleg inizia a frantumarsi: tanto è sicuro di sé sul lavoro, capace di assumere decisioni adeguate per salvare la vita ai pazienti che raggiunge a casa insieme all’equipaggio della sua ambulanza, quanto si sente incapace di comprendere la richiesta della moglie. Un dialogo non è possibile, i loro tempi non coincidono: lui la aspetta fuori dall’ambulatorio in ospedale nelle pause di lavoro ma si tratta di minuti rubati alle emergenze che non consentono di fermarsi e ascoltare l’altro. E quando potrebbero farlo la casa è invasa da amici sempre pronti a sbronzarsi. Anche Katya beve ma è più lucida e determinata. E’ stanca di un rapporto di coppia nel quale non vede più luce.

Quando il nuovo responsabile dell’unità di paramedici impone tagli organizzativi e tempi di risposta e intervento ancora più brevi, Oleg si trova costretto a scegliere tra il rispetto dei nuovi metodi e un’etica personale che gli impone di riconoscere i pazienti come esseri umani e non come pezzi di un meccanismo che deve correre sempre più veloce.  

Il titolo richiama le intermittenze del cuore, quei sussulti improvvisi che ci riportano a situazioni ormai sepolte dal tempo ma ancora vive dentro ciascuno di noi. Ciò che rimane quando tutto il superfluo se n’è andato, quando c’è ormai poco da perdere e le scelte che siamo costretti a fare ci spingono verso ciò che davvero è importante.

Il nuovo boss di Oleg chiede il rispetto delle procedure, il taglio dei tempi, una modalità di lavoro che rispetta più il budget che la vita umana. In Russia come altrove l’ottimizzazione delle risorse, il lavoro “performante”, il risultato, rilevano di fronte ai vari direttori generali molto più della qualità del servizio. Ma Oleg non riesce a piegarsi a questa logica. Se la sua vita è un apparente fallimento, ciò che fa nelle ore di servizio è la cosa più corretta, e non si chiede nemmeno per un attimo se ha senso cambiare, adeguarsi, riconsiderare le priorità. Nella vita uomo allo sbando, sul lavoro professionista scrupoloso e capace di scelte decisive, supportate da esperienze, mestiere e talento.

Come rimettere insieme i cocci del matrimonio? Come recuperare il rispetto dei propri capi? In una strada intasata di traffico l’ambulanza rimane bloccata come la vita di questa coppia, tra auto in coda e neve ai margini della corsia. Un componente dell’equipaggio scende e, passo dopo passo, chiede alle auto ferme di spostarsi. L’ambulanza avanza lentamente, scivolando, salendo su cordoli e marciapiedi, guadagnando metro dopo metro la strada che la porta al paziente che ha chiamato.

I due protagonisti sono straordinari nel tratteggiare la normalità di una deriva che pare inarrestabile. Lei fredda e determinata, lui incapace di comprendere, entrambi si muovono a tentoni in un sistema di cui hanno perso le coordinate. Il film racconta i progetti più rilevanti nella vita di due giovani adulti: famiglia e carriera si sovrappongono chiedendo reciprocamente spazi maggiori. E in mezzo a queste due pareti che si stringono sempre più addosso a loro, come scaffali su rotaie di archivi impazziti, Oleg e Katja provano con gli strumenti che hanno a cercare la luce del giorno, l’aria fresca, uno spazio aperto dove far convivere due grandezze apparentemente antitetiche.

Prova d’attore straordinaria per entrambi, capaci di restituire una quotidianità ordinaria sempre più frequente in questo occidente accelerato che va dagli USA alla Russia, dal Giappone alla Corea, e per affrontare la quale occorre attingere a risorse che spesso non sappiamo di avere.