Breve incontro (titolo originale Brief Encounter, UK, 1945). Regia: David Lean. Interpreti principali: Celia Johnson, Trevor Howard, Stanley Holloway, Joyce Carey, Cyril Raymond, Everley Gregg, Marjorie Mars, Margaret Barton
Un uomo e una donna si incontrano alla stazione di Milford. Lui è un medico che tutti i giovedì lavora nell’ospedale del posto, lei una casalinga che nella stessa giornata si reca in città per andare in biblioteca, al cinema e fare alcune compere. Il passaggio di un treno le provoca un’irritazione a un occhio e, rientrata nel bar della stazione, il medico la aiuta. Si conoscono così, del tutto casualmente, e casualmente si rivedono il giovedì successivo.
Iniziano a frequentarsi in questa bolla cittadina in cui sono solamente Laura e Alec, due quarantenni ordinari e forse disillusi, acquartierati dentro vite senza più slancio. Ma insieme stanno bene, si parlano e sorridono; e senza un motivo l’amore arriva e li travolge.
Una struttura narrativa circolare, come nel coevo film americano “Detour” e molto prima di Tarantino, racconta questo amore partendo dalla fine per poi dispiegarlo a partire dalla sua nascita. La famiglia di lui non la vediamo mai, quella di lei abita in una casa piccolo borghese, con un figlio piccolo e un marito distratto che passa la serata a fare i cruciverba senza prestare la minima attenzione a lei. Laura la prima sera racconta al marito di questo suo incontro, ma con il passare delle settimane smette di farlo: un po’ per imbarazzo, perché sente nascere qualcosa più in fondo; ma anche perché il marito appare lontano, disinteressato a lei.
E’ però, questo amore improvviso, un mondo che nessuno dei due ha mai immaginato, e li coglie entrambi impreparati. Si muovono felici ma circospetti, sempre timorosi che qualcuno possa vederli, anche se non fanno altro che andare a pranzo o al cinema. Le emozioni di Laura sono più impetuose, quelle di Alec forse più controllate. E’ lui a dichiararsi per primo, dopo pochi incontri, ma è soprattutto lei a sentirsi viva, per la prima volta, dopo tanto tempo. Però, in fondo, entrambi pensano che questo nuovo sentimento non avrebbe dovuto esistere: ciascuno ha una famiglia a cui tornare, un treno da prendere la sera nella direzione opposta.

Rivivendoli, Laura racconta i suoi incontri e le emozioni che hanno prodotto in lei: le mezze frasi, le ritrosie, gli slanci improvvisi, gli abbracci e quel bisogno di attirare l’altro a sé che li fa sentire una cosa sola. Fino a quando la realtà chiede il suo tributo e lui accetta un’offerta di lavoro per un nuovo ospedale che si sta aprendo in Sudafrica. Lo decide per entrambi, ma era stata Laura a chiedergli di aiutarla. Si rivedranno ancora una volta, un altro giovedì, quando al momento dell’addio un’amica impicciona rovinerà i loro ultimi minuti insieme.
Forse il miglior film di David Lean, Breve incontro racconta con eleganza e toni quasi innocenti l’esplosione dei sentimenti in una fase della vita in cui le rispettive traiettorie non dovrebbero più prevedere deviazioni del genere. Tratto da un atto unico di Noël Coward, il film è accompagnato dal tema portante del concerto per piano n. 2 di Rachmaninov, a sottolineare con un crescendo musicale ciò che la cultura e l’appartenenza sociale dei protagonisti non consentono di rappresentare appieno.
La sofferenza di Laura è pari al suo spaesamento, perché non sa come trattare un uragano piombato a dissolvere le certezze dei suoi ritmi settimanali: non sa progettare un futuro con Alec, perché non la vede come una possibilità; ma non riesce ad allontanarsi da lui, perché non la considera un’opzione. Rimane così dentro una storia sempre in potenza, mai sbocciata del tutto a causa di imprevisti, contrattempi, segnali che ripetutamente le dicono che no, non si può, Dio non vuole.

La rinuncia reciproca a una storia mai vissuta fino in fondo è forse la suprema prova d’amore, una scelta che fanno insieme, per portare dentro di sé un amore puro, mai sporcato dal tempo, per tutta la vita che ancora hanno davanti a sé.
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