American Graffiti è un film del 1973, secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore americano George Lucas, famoso in tutto il mondo per aver ideato e diretto la saga di successo “Guerre stellari” e per aver sceneggiato l’intramontabile “Indiana Jones “, poi diretto dall’amico Steven Spielberg.
Anche la sua figura è legata alla New Hollywood come altri registi di cui abbiamo parlato. Lucas ha spesso affidato ad altri registi il compito di portare in vita le sue creazioni; ha da sempre preferito rimanere dietro le quinte, dedicandosi maggiormente a creare quei mondi fantastici che tutti conosciamo. In questo film però il regista rimane con i piedi sulla terra, cercando di omaggiare la sua gioventù, e quella di tutti i giovani degli anni 50′- 60′, raccontando le esperienze sentimentali, comiche, a volte anche grottesche, di un’intera generazione.
La nostra storia si svolge in California, in una calda notte estiva del 1962, Curt Henderson, Steve Bolander, John Milner e Terry Fields sono 4 giovani amici sulla soglia della maggiore età, due di loro infatti il giorno dopo dovranno recarsi a college, e gli altri due probabilmente dovranno partire per il fronte, lasciando così la loro vita ed i loro amici, e in qualche modo anche la spensieratezza di un’adolescenza che inizia a tramontare. Trascorreranno così la loro ultima notte insieme. Tra gare automobilistiche, baci rubati, donne misteriose, i nostri ragazzi vivranno una notte indimenticabile, nella magica atmosfera “dei favolosi anni cinquanta” quella del rock’n’roll, dei drive-in e delle gonne a campana. Lasciandosi alle spalle tutte le insicurezze e la paura che tutto possa finire, vivendo così una notte all’insegna della spensieratezza e spesso anche dell’immaturità di un gruppo di ragazzi che ha paura di crescere. Il film è scandito da una serie infinita di successi musicali e non solo, che hanno fatto da colonna sonora ad un’intera generazione degli anni 50-60. Possiamo trovare infatti intramontabili successi come “Surfin’ Safari” dei Beach Boys, o “The Great Pretender” dei Platters, e molti altri successi di artisti importantissimi, specialmente per i primi anni del rock’n’roll come Chuck Berry o Buddy Holly. Tutto supervisionato dal Dj “Lupo Solitario” la colonna sonora è in grado di dipingere ogni sfumatura del giovane animo umano di quegli anni.

 

Colonna sonora

Disco 1

Rock Around the Clock (Bill Haley and the Comets)

Sixteen Candles (The Crests)

Runaway (Del Shannon)

Why Do Fools Fall in Love (Frankie Lymon and the Teenagers)

That’ll Be the Day (Buddy Holly)

Fannie Mae (Buster Brown)

At the Hop (Flash Cadillac & The Continental Kids)

She’s So Fine (Flash Cadillac & The Continental Kids)

The Stroll (The Diamonds)

See You in September (The Tempos)

Surfin’ Safari (The Beach Boys)

He’s the Great Imposter (The Fleetwoods)

Almost Grown (Chuck Berry)

Smoke Gets in Your Eyes (The Platters)

Little Darlin’ (The Diamonds)[7]

Peppermint Twist (Joey Dee & The Starliters)

Barbara Ann (The Regents)

Book of Love (The Monotones)

Maybe Baby (Buddy Holly)

Ya Ya (Lee Dorsey)

The Great Pretender (The Platters)


Disco 2

Ain’t That a Shame (Fats Domino)

Johnny B. Goode (Chuck Berry)

I Only Have Eyes for You (The Flamingos)

Get a Job (The Silhouettes)

To the Aisle (The Five Satins)

Do You Wanna Dance (Bobby Freeman)

Party Doll (Buddy Knox)

Come Go with Me (Del Vikings)

You’re Sixteen (Johnny Burnette)

Love Potion No. 9 (The Clovers)

Since I Don’t Have You (The Skyliners)

Chantilly Lace (The Big Bopper)

Teen Angel (Mark Dinning)

Crying in the Chapel (Sonny Till & The Orioles)

A Thousand Miles Away (The Heartbeats)

Heart and Soul (The Cleftones)

Green Onions (Booker T. & The M.G.’s)

Only You (And You Alone) (The Platters)

Goodnight, Well It’s Time to Go (The Spaniels)

All Summer Long (The Beach Boys)