Dead for a Dollar (USA, 2022). Regia: Walter Hill. Interpreti principali: Christoph Waltz, Willem Defoe, Rachel Brosnahan, Hamish Linklater, Benjamin Bratt
La vicenda si sviluppa a partire dal giugno 1897 nel New Mexico, con schematiche presentazioni dei personaggi (nella prima scena si incontrano protagonista e antagonista, nella seconda il protagonista viene incaricato della sua missione) ed ampie panoramiche degli esterni desertici. Max Borlund, cacciatore di taglie, va a trovare in carcere Joe Cribbens, giocatore di carte e bandito, ed entrambi si ripromettono di non incrociare più la strada dell’altro. Successivamente Max viene incaricato da un uomo d’affari senza scrupoli di recuperare la moglie, fuggita con un soldato afroamericano. Ingaggiato un altro soldato della stessa compagnia, amico del primo, Max si metterà sulle tracce dei fuggitivi espatriati in Messico.

Là incontreranno, nell’ordine:
- Un americano ubriaco e pieno di debiti che prima li ospita a pagamento e poi li minaccia;
- Un proprietario terriero messicano la cui banda terrorizza tutta la zona;
- Un avventuriero arrivato dall’Europa, pronto a stringere loschi accordi commerciali con il pericoloso messicano;
- Uno sceriffo ignavo ma pronto a immolarsi per la giustizia grazie a un ravvedimento, operoso ma tardivo
A questo aggiungiamo il disvelamento della donna, che racconta come il marito sia un violento e un assassino, e lei non sia affatto la poco di buono che appare per essere scappata con un soldato (divario di censo) di colore (divario di razza); e l’immancabile casuale ricongiungimento dei due nemici giurati introdotti nella prima scena, che si affronteranno il duello finale. Ammazzamenti vari condiscono lo sviluppo della storia, intervallate da brevi confessioni relative al passato dei principali personaggi: ovviamente i birbaccioni sono destinati sotto terra e i buoni a salvarsi, malgrado scariche di proiettili che avrebbero steso un reggimento.
Non ci soffermiamo sulla regia, che celebra l’epopea del western con mano ferma e buon ritmo; né sulla fotografia, che vira in seppia gli interni e rende magnifici i campi lunghi; e nemmeno sulla recitazione, attraverso la quale Willem Defoe e Christoph Walz caratterizzano i propri personaggi: il primo un guascone abituato a vivere alla giornata, il secondo un bounty killer con una sua etica; e nemmeno sull’unica figura femminile, attraverso la quale vengono evidenziate le fratture culturali e sociali dell’epoca nei confronti di chi non sia maschio e bianco.

Ma ciò che colpisce, dopo un’epopea di cinema western che pareva cessata con gli anni Settanta, ma che è poi periodicamente riemersa con film capaci di rivisitare il genere (da Django a Il potere del cane), è l’assoluta ordinarietà della storia, delle inquadrature e dei personaggi: come se la più vieta ortodossia impedisse allo script di tentare delle sortite, magari approfondendo le motivazioni dei personaggi, facendoli interagire tra di loro con la dialettica del confronto e non quella della polvere da sparo. Non che un genere debba a tutti i costi procedere a sperimentazioni rischiose, ma da un film presentato in uno dei maggiori festival internazionali ci si aspetterebbe un diverso approccio alla complessità dell’epoca, sia quella narrata che quella contemporanea.
Niente di tutto questo: il Walter Hill che ci presenta il suo western è solo la copia di mille riassunti; forse proprio per questo, in un’epoca che tende al riflusso e alla rassicurazione attraverso la culla rassicurante della tradizione, sarà apprezzato dal pubblico.
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