L’ISTINTO DI VITA È MOLTO PIÙ MISTERIOSO DELLA PULSIONE DI MORTE
Regia di Jaco Van Dormael (2015), con Benoìt Poelvoorde, Pili Groyne, Catherine Deneuve, Francois Damiens e Yolande Moreau.
Esistono centinaia di film strappalacrime che trattano la morte in modo straziante rubandoci un facile pianto. Dio esiste e vive a Bruxelles trattando la morte ci fa sorridere.
Chi meglio di una bambina può narrare i misteri della vita e della morte e raccontare la storia di Dio con leggerezza? Si chiama Ea ed è la figlia di Dio, un vero e proprio personaggio interpretato da un efficacissimo Benoìt Poelvoorde.
Dio non ha nulla di perfetto, è pigro, infimo e sadico, fisicamente è goffo e trascorre le giornate ad inventare le leggi della sfiga universale. Si imbestialisce quando scopre che la figlia Ea gli ha rubato le chiavi che consentono l’accesso al computer, fulcro del potere divino ed ha generato scompiglio sulla terra inviando ad ogni individuo la propria data di morte.
Prima quelli li tenevo per le palle perché non sapevano quando sarebbero morti, stavano in riga, camminavano sulle uova, ma ora che sanno non si faranno più manovrare, vorranno decidere cosa fare della vita che gli resta.
Cosa succede quando diventiamo consapevoli del tempo che ci resta, quando scopriamo che abbiamo ancora molti anni da vivere oppure solo poche ore?
Percorriamo la vita accompagnati da un’intollerabile incertezza del futuro, ci difendiamo da essa attraverso una rigida routine o una totale sregolatezza, c’è chi si serve di un’incrollabile fiducia nel destino o chi ha fede in un’esistenza dopo la morte.
Freud distingue l’angoscia automatica, che coglie l’individuo di sorpresa, dall’angoscia segnale, che nasce da una ricerca attiva di ciò che potrebbe risultare pericoloso. Barattiamo il rischio di una forte angoscia con una angoscia certa, ma più lieve. Allora Freud si chiede: “Come accade che l’individuo accetti il rischio di vivere pur dinanzi a dimensioni oscure che lo travalicano indifferenti?”
Per avviarsi verso il proprio futuro e intraprendere un’esperienza personale è necessario uscire da un universo di illusoria protezione, ma cosa accade quando all’improvviso questa illusione si sgretola?

La telecamera indugia sui volti degli individui che vengono a conoscenza della data della propria morte, non banalizza le loro emozioni, c’è qualcosa di più che semplice felicità o dolore, perché ciò che si prova in quel momento non può essere che complesso essendo una dura lotta, quella contro l’angoscia di morte, che combattiamo ogni istante.
Ea per sfuggire all’ira del padre si rifugia nel mondo dei mortali e scopre gli esseri umani. Viene colpita da quelle contraddizioni che passano inosservate a noi antichi inquilini di questo pianeta .
Jean Claude aveva una vita di merda, dava in affitto le ore della sua vita per un lavoro di merda, con orari di merda.
Il film sfugge alla logica, il grottesco prende il sopravvento sull’epico. Dio esiste e vive a Bruxelles è una commedia surreale che emoziona attraverso vie sconosciute, la vita finisce per apparire un gioco che prendiamo un po’ troppo sul serio.
A quanto pare non ho avuto solo io l’idea di venire a morire al mare. Non osavo dirlo, ma… è vero, è venuta a tutti la stessa idea.
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