…e una vespa per correre insieme al mare, al mare di questa città
alle onde agli spruzzi che escono fuori dalle nostre fontane…
(Amedeo Minghi, 1950)

Domenica d’agosto (Italia, 1950). Regia: Luciano Emmer. Interpreti principali: Anna Baldini, Franco Interlenghi, Elvy Lissiak, Massimo Serato, Mario Vitale, Marcello Mastroianni, Anna Medici, Ave Ninchi, Vera Carmi, Emilio Cigoli.

La guerra era finita da poco e il neorealismo stava raccontando un Paese e un popolo stremato ma pronto a rialzare la testa. Luciano Emmer aveva esperienze consolidate come documentarista d’arte ma non aveva mai frequentato il cinema, tanto che un poco indulgente aiuto regista lo abbandonò dopo pochi giorni di lavorazione accusandolo di incompetenza. Tuttavia Sergio Amidei, sceneggiatore che aveva già lavorato con Rossellini e De Sica, in veste di produttore gli confermò la fiducia e volle che fosse proprio lui a raccontare una domenica d’estate tra Roma e Ostia.

In una struttura narrativa a incastro, poco frequente per l’epoca, incontriamo sulla strada alcuni ragazzi che vanno al mare in bicicletta, un autista che riempie il proprio taxi di figli e parenti, una ragazza che molla il proprio fidanzato disoccupato per rivolgere le proprie attenzioni a un corteggiatore benestante, un vedovo che  conosce una signora dopo che entrambi hanno accompagnato i rispettivi figli a una colonia estiva, la figlia dell’autista che si introduce nella spiaggia privata dove uno dei ragazzi arrivati in bicicletta inizia a corteggiarla. Mentre nella capitale assolata e deserta un vigile e una domestica che aspetta da lui un figlio cercano di trovare una soluzione ai propri problemi, mentre il ragazzo abbandonato si unisce ad alcuni balordi per una rapina che finirà male.

Malgrado le differenze sociali inizino a scavare un piccolo solco tra le classi, l’umanità di questa domenica rumorosa e assolata si mescola senza problemi insieme al cibo portato da casa, agli anziani che si addormentano dopo il pranzo e ai bambini che giocano sulla sabbia.

Gli echi del conflitto sono ormai lontani e piccole storie di tutti i giorni si intrecciano tra loro con semplicità. E’ un cast bene assortito di esordienti e professionisti, capace di raccontare con spontaneità piccoli e grandi drammi di persone che per un giorno provano a dimenticare i propri problemi.

Non è scontato vivere in un posto dove per arrivare al mare basta poco tempo e poco denaro: i personaggi erano felici, certo appesantiti dai problemi quotidiani, ma nella confusione di corpi e traffico riuscivano a trovare lo spazio per un sorriso, una battuta, una speranza.

Quando abbiamo perduto questa semplicità? Quando una porchetta e un fiasco di vino, una nuotata in un litorale affollato, un incontro non preventivato, hanno smesso di essere occhi spalancati sul futuro per trasformarsi in una routine senza entusiasmo? E quanto gli accessori che agghindano la nostra immagine e i device che la proiettano in infiniti mondi potenziali ci hanno sottratto in termini di semplicità e socialità?

Marcello Mastroianni avrebbe presto perso la voce con cui in questa occasione lo aveva doppiato Alberto Sordi, conquistando sullo schermo donne molto più affascinanti di una servetta impacciata, mentre Franco Interlenghi avrebbe recitato per Fellini e Antonioni sul set e per Visconti a teatro. Eppure qui anche loro, come il popolo di una Roma ormai lontana, sembravano scoprire ciò che di speciale la vita avrebbe loro regalato in seguito: come Anna Baldini nei panni di Marcella, una quindicenne solare e pienamente in parte che però non avrebbe proseguito la carriera nel cinema.

Era un inizio per loro, lo era per la città che raccontavano e che voleva solo scrollarsi di dosso bombardamenti e miseria.

Una promessa di futuro che forse gli occhi di oggi, tanto pieni di immagini quanto vuoti di incanto, non sanno più riconoscere.