GEREMIA E GLI EREDI DI NUMANZIA​

Voce di Pier Paolo Pasolini: “….ad un certo punto il poeta interrompe tutti perché deve fare una proposta. Si sente subito che questa è una proposta importante, essenziale, di quel tono particolare che ha la verità. Si fa silenzio intorno e la proposta del poeta è la seguente: non c’è più speranza per noi, i fascisti sono nettamente più forti, abbiamo perduto una serie di battaglie, tutto è perduto. L’unica cosa che ci resta da fare è non cadere vivi nelle mani dei fascisti. Quindi la cosa che propongo è il suicidio collettivo di tutta la popolazione di Numanzia, sicché quando i fascisti invaderanno la città, troveranno una città di morti. Meglio morti che cadere in mano ai fascisti”Tratto da Porno Teo Kolossal in “La voce di Pasolini” testi di Cerami e Testi.

Prima di venire ucciso il 2 Novembre 1975, Pier Paolo Pasolini aveva già completato la sceneggiatura del suo nuovo film: il titolo è “Porno Teo Kolossal”.​ Non lo vedrà mai realizzato.Una favola visionaria, una cometa che partendo da Napoli attraversa tre città, nel contempo fantastiche e reali, quali Sodoma-Roma, Gomorra-Milano e Numanzia-Parigi, per poi spegnersi in Oriente. A Numanzia-Parigi, Pasolini immagina una città utopica, di ispirazione socialista, assediata da un esercito fascista che vorrebbe la sottomissione di tutti i cittadini. C’è ancora un barlume di libertà d’espressione, rappresentato da pochi sopravvissuti, ma che oramai stanno soccombendo alla violenza di regime. Ecco perché, quale esasperata, tragica, ma fiera espressione di libertà un Poeta propone, e tutti aderiscono, il suicidio collettivo, identico a quello (questo è il riferimento storico) che nel 134-133 a.c., secondo la leggenda, consentì la vittoria di Publio Cornelio Scipione Emiliano nella città iberica di Numanzia dove i cittadini si buttarono tra le fiamme pur di non cadere in mano agli invasori.

Una favolaccia la Numanzia di Pasolini. Uomini che ritengono che la vera libertà debba inevitabilmente incontrare la morte. Lo aveva detto qualche decennio prima Albert Camus.Ma nel film dei fratelli d’Innocenzo di favolacce ce ne sono almeno due. La prima attuale, terribile, la seconda visionaria.

GEREMIA

Cosa c’entra Geremia Guerrini? l’apatico, assente, timido Geremia, il figlio adolescente di Amelio, un padre completamente agli antipodi, un clown, soprattutto nelle movenze, eccitato, chiacchierone, lontano da ogni forma di inserimento sociale, a cominciare dalla vita che fa fare anche a suo figlio nella casetta in mezzo al bosco in cui vivono.​ ​Non ci sono beni superflui, vicini ipocriti. Solo Lui, il figlio e la natura.

​Perché non parlare invece di Alessia e Dennis Placido, figli di Bruno e Dalila, bravissimi come studenti. Soprattutto Dennis, eccelso anche nel costruire artigianalmente degli ordigni esplosivi. Oppure​ Viola, figli di Pietro e Susanna. Bellissima, occhi glaciali, anche nel trattenere la rabbia quando gli tagliano selvaggiamente i capelli.

Oltretutto tutti questi ragazzi sono identici tra di loro; anoressici, sempre silenziosi, distanti, occhi bassi, ma inseriti benissimo nel​ contesto urbano.Come perfettamente speculari tra di loro sono i rispettivi genitori, piccoli borghesi, rozzi, acidi, alcune volte violenti, incattiviti da una vita che odiano perché non riescono a conseguire un godimento assoluto di un qualcosa che non comprendono.

Genitori e figli separati da un diaframma: l’incomprensione reciproca. In tutto. Solo un ipocrita​ perbenismo convenzionale li tiene uniti. Il Luogo dell’Altro ha fallito.Allora cosa c’entra Geremia? Perché nel nucleo diegetico di Favolacce Geremia è desiderato dal Padre, vive nel suo desiderio, non è solo “parlato”.

Non viene considerato un monile, una marionetta come gli altri. Il padre vuole fortemente interagire con Lui, non gli ha frapposto schermi, si masturba all’aperto, gli dice di usare il preservativo, gli fa usare la macchina, ci corre appresso. “Sei come me”!!! glli urla entusiasta. Per quello che può fare Amelio cerca di sentire il figlio come suo aprendosi del tutto.

Ma Geremia rimane Uno. Non si divide con il desiderio del Padre.Questa la prima Favolaccia. Ed è drammatica. E’ il trauma della società attuaale. Perché va a ribaltare ogni teoria psicoanalitica che pensa che l’incontro con l’Altro desiderante formi il processo di soggettivazione dell’individuo. No. Non è così. Malgrado gli sforzi del Padre, Geremia è uguale agli altri.​

Pinocchio qui lascia Geppetto nel corpo della balena. e, mesto mesto, triste, se ne va dalla favola. Il desiderio del Padre non gli è sufficiente e non riesce a ricambiarlo..

GLI EREDI DI NUMANZIA

C’è molto di poetico nel professore Bernardini. Non solo perché si mette a disposizione anche in estate dei suoi ragazzi, ma perché la sua forte tensione paranoica nei confronti dei colleghi esalta la figura di un eroe sognante, di qualcuno che crede nella didattica quale rapporto esclusivo docente-ragazzi non intermediato dalla spesso ingombrante comunità familiare.Insegna ai suoi studenti​ l’interazione degli elementi chimici che sono necessari per fare una bomba.

Ma non ci pensa minimamente a dire di farla, né tanto meno immagina che l’avrebbero fatta.Ma la seconda volta no. Non si aspettava di essere cacciato dalla scuola, ci rimane male. Entra in classe per l’ultima volta. Li guarda fissamente. Qualche secondo in più. Bravi i due registi. In quell’attimo realizza la sua vendetta.​Perché oramai ha capito che oggi non vi è più bisogno di dire come preparare delle bombe: basta che si sappia come farle. E comincia, in classe,​ a parlare di prodotti velenosi.

E qui i fratelli d’Innocenzo superano il limite della Numanzia pasoliniana. Il Poeta professore non ti dice di suicidarti per essere libero: sono io che a 16 anni voglio morire solo perché sono venuto a conoscenza di come poterlo fare la mattina prima.

E’ questa la vera Favolaccia, la visione, la scelta esplosiva, consapevole o meno, dei due registi romani

La scena finale, consequenziale, è una delle scene più potenti della filmografia italiana degli ultimi anni.La goffaggine volgare dell’incredibile Elio Germano nello scendere le scale, nel guardare come un ebete i propri figli, nel capire cosa è successo scappando come impaurito, neanche un grido, anzi, nasconde piano piano senza far rumore la testa sotto il cuscino, rappresentano il perfetto modello di cittadino troppo distante da questa umanità. A questo punto meglio morti che cadere vivi.

Favolacce non si caratterizza per i pruriti sessuali di adolescenti morbosi, curiosi ed inesperti.​ Di ciò la filmografia francese ma anche italiana è una miniera di riferimenti. Né per le dinamiche dialogiche, le riprese cinematografiche, l’esaltazione della natura incontrastata rispetto ad una società oramai perduta.

Se solo questo fosse il film sarebbe trascurabile.

No.

Le favole sono tali perché devono essere scritte con gli occhi di un bambino che desidera il​ finale coinvolgente, dove lui si immagina re, principe, eroe indiscusso di una storia bellissima che lo faccia addormentare per poi sognare.Favolacce ti mostra il lato oscuro degli occhi degli adolescenti del 2000 che desiderano solo addormentarsi. Per non svegliarsi più.