Ferie d’agosto (1996). Regia: Paolo Virzì. Interpreti principali: Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Ennio Fantastichini, Piero Natoli, Gigio Alberti, Paola Tiziana Cruciani, Antonella Ponziani, Rocco Papaleo, Teresa Saponangelo
L’ideologia, l’ideologia
Malgrado tutto credo ancora che ci sia
È il continuare ad affermare
Un pensiero e il suo perché
Con la scusa di un contrasto che non c’è
Se c’è chissà dov’è, se c’è chissà dov’è
Giorgio Gaber, Destra-sinistra, 1995-1996
In una caldissima notte d’estate su un’isola del Tirreno centrale si rincorrono i desideri dei protagonisti: vorrei che tu avessi capito ciò che io ho sempre saputo; vorrei rimettere insieme il vecchio gruppo; vorrei almeno conoscerti, fare due chiacchiere, poi se vuoi sparisci di nuovo, papà; vorrei una fidanzata normale, una casa normale, una vita normale; vorrei poter tornare indietro, avere ancora 18 anni; vorrei, vorrei, vorrei… troppi desideri è come non averne nessuno.
Nell’agosto vacanziero di Ventotene due gruppi di romani alloggiano in case confinanti: uno è composto dal variegato universo di sinistra, con tutto il corollario di confronti e discussioni, curiosità culturali, lavori precari, snobismo e giudizi implacabili sugli altri. Ne fanno parte Sandro, intellettuale e giornalista, insieme a Cecilia, la sua compagna. Con loro l’ex compagno di Cecilia, la loro figlia, una coppia di amiche, il figlio di una di loro, la ex compagna di Sandro; e infine Roberto, battitore libero, personaggio misterioso che lascia intravedere, tra le righe delle sue mirabolanti avventure, una vita nomade di grande fascino.
Mentre l’altro ruota attorno a Ruggero, allegro, chiassoso e facoltoso pater familias: proprietario di un’armeria, scende sull’isola con la madre ormai anziana, la moglie Luciana e i due figli; ci sono anche Marisa, sorella di Luciana, donna bellissima sposata a Marcello, ex cantante ora gestore di una profumeria e pesantemente indebitato con il cognato. Di lei è segretamente innamorato Ruggero.

Mentre i primi apprezzano il silenzio e la mancanza di comodità dell’isola, i secondi vi trasbordano tutto l’armamentario del consumismo cittadino, dai telefonini alla tv-spazzatura sempre accesa. Mentre i primi si fanno le canne, praticano il nudismo e teorizzano l’amore universale, i secondi affittano motoscafi con cui solcano la costa dell’isola, si urlano da lontano, si vantano del successo nel lavoro e dei guadagni conseguenti.
Quando un venditore di cianfrusaglie senegalese viene ferito dallo sparo accidentale di una pistola che qualcuno di questo gruppo aveva con sé, emergono prepotenti le differenze che nessun approccio di buon vicinato può celare. Un tentativo di dialogo tra i due clan, proposto dal gruppo “borghese” presso la casa dei dirimpettai di sinistra, verrà spento quasi sul nascere dalle certezze fondative delle rispettive visioni del mondo. Mentre individualmente, complice forse uno spazio sospeso sotto il cielo stellato di Ferragosto, due persone diversissime tra loro troveranno un terreno comune su cui comunicare.

Parafrasando l’incipit forse più conosciuto in letteratura, tutti i gruppi felici si somigliano, ma ogni gruppo infelice è infelice a modo suo. Perché avvitato nelle proprie convinzioni, la cui giustezza non può essere messa in discussione; oppure perché le certezze acquisite con l’esperienza e messe alla prova della quotidianità sono un patrimonio consolidato, una gabbia dentro la quale è semplice trovare la risposta ad ogni domanda. E’ più giusto lavorare sodo e garantire il benessere alla propria famiglia, o leggere, frequentare mostre e teatri, e provare a comprendere il senso della vita? E’ meglio dividere il mondo in buoni e cattivi o provare a maneggiare un pensiero più articolato? Virzì non offre risposte, pur lasciando intuire la sua posizione, ma propone molte domande su cui oggi, come mai in passato, gioverebbe provare a rispondere. Oggi che destra e sinistra sono evaporate sotto gli individualismi personali, e una stessa ideologia non riesce più a contenere un unico mondo di rivendicazioni sociali, in una contemporaneità dove il dissenso rispetto a un’opinione viene vissuto come lesa maestà e non come occasione di confronto, diventa difficile rinvenire uno spazio neutro in cui favorire lo scambio aperto di opinioni; dove ciascuno può accettare, senza sentirsi mortalmente ferito, o sbagliato, o fuori dal coro, la ricchezza che un pensiero diverso dal proprio può generare.
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