C’era una volta Sergio Leone che decise di fare Western e ci riuscì meglio di tutti con i suoi film in salsa Tex.
C’è oggi Mainetti che con astuzia, eleganza e bravura guarda la Marvel dritta negli occhi ispirandosi anche alle più moderne graphic novel e mette il segno.

Freaks out è un film ricco, esagerato, grandioso, brutale, violento e fantastico, reale e immaginario quindi emotivamente toccante.

Il cinema è sogno e permette di manipolare la realtà, Mainetti non risparmia nulla del dolore vero bruciante agghiacciante della storia ma gioca sulla voglia di giustizia salvifica e di riscatto del bene sul male attraverso la magia trasfigurando i personaggi storici in visi e corpi caricaturali da fumetto.

Il plot è la classica sfida tra buoni e cattivi ma qui tutto viene messo nelle mani di quattro inconsapevoli reietti/fenomeni da circo con nessuna altra aspirazione che salvarsi la vita. Eroi per caso sconclusionati un po’ volgari dai grandi poteri, perseguitati da un altro stravagante/delirante in cerca di riconoscimento personale.

Il tema del diverso emerge potente nella necessità di ogni personaggio di trovare uno spazio nel mondo dove non sia deriso o ghettizato. Nel bisogno di sentirsi liberi e non giudicati. Nella vitale necessità di accettarsi per come si è e poi venire accettati. Un film che usa l’apparente per entrare dritto nella realtà sociale e tra straordinari assoli pop al pianoforte e cori di Bella Ciao non lascia dubbi su dove schierarsi. Due ore e venti con il rischio che le emozioni vadano in cortocircuito.