Quando due genitori si lasciano, le reazioni dei figli possono essere le più disparate. Ne “Il calamaro e la balena”, Frank e Walt sono disorientati ed arrabbiati, com’è giusto che sia. I loro genitori, però, non sembrano rendersene conto.

“Il calamaro e la balena” è un film del 2006 scritto e diretto da Noah Baumbach, lo stesso regista del (forse) più celebre “Storia di un matrimonio” (2019) e di “The Meyerowitz Stories” (2017), entrambi presenti nel catalogo Netflix. A differenza del film più recente, “The Squid and The Whale” non si porta a casa nessuna statuetta ma “solo” una nomination agli Oscar come miglior sceneggiatura originale. E’ proprio la storia, infatti, che rende questo film così godibile.

La trama

Il film si apre su una partita a tennis che altro non è che la metafora perfetta della situazione che la famiglia sta per affrontare: mamma Joan ed il piccolo Frank da un lato, papà Bernard e l’adolescente Walt dall’altro. Lo scontro è tutt’altro che sereno, la competizione e la tensione sono più che palpabili. Dopo alcune prime scene di vita quotidiana, lo spettatore può già intuire cosa sta per accadere. Quando il padre chiede ai ragazzi di tornare subito a casa dopo la scuola, la “riunione di famiglia”, annunciata col viso severo, lascia poco spazio all’immaginazione. Walt e Frank si incamminano in silenzio verso le lezioni, guardandosi ed al tempo stesso ignorandosi. Già sanno, eppure sperano di sbagliarsi.

Dobbiamo parlare

Ecco che ci viene presentata l’immagine riportata sulla locandina: i due figli seduti sul divano, un po’ rigidi, il padre sulla poltrona davanti a loro e la madre (con gli occhi lucidi) seduta accanto. “Okay. Mamma ed io ci stiamo per separare”. Il figlio più piccolo inizia a piangere, l’altro appare confuso e disorientato. “Frank, è tutto ok” cerca subito di tamponare il papà. I due genitori hanno già deciso. Tutto risolto, non c’è margine di errore, anche il gatto verrà condiviso razionalmente: 50 e 50! ….Ma le emozioni?

Mamma e papà, non si divorzia dai figli!

I due genitori narrati in questo film sembrano essere accomunati da un “”leggero”” egocentrismo; incapaci di vedere i reali bisogni dell’Altro (che sia il partner o i figli), gestiscono questo delicato momento di transizione con forse troppa superficialità. Joan, rinvigorita dal successo sentimentale e lavorativo, decanta le performance sessuali al figlio pre-adolescente e – rancorosa – punta il dito contro l’ex con frasi del tipo: “adesso sono molto più brava di te, sei un fallito”; Bernard, svalutante verso tutto e tutti, inadeguato in più situazioni che si verranno a creare (si pensi alla studentessa che ospita a casa sua) e completamente disinteressato alle peculiarità dei propri figli – che vorrebbe identici a sè. Ecco che questi tratti di personalità, uniti all turbinio di emozioni e riflessioni che la separazione – naturalmente – porta con sé, fanno sì che i due (oramai ex) coniugi newyorkesi taglino fuori i figli. Mamma e papà – che sembrano essere diventati esclusivamente “ex moglie e marito” – dimenticano che anche gli altri membri della famiglia stanno vivendo questo profondo cambiamento, ignorando e delegittimando il loro sacrosanto bisogno di elaborare ciò che gli è piombato addosso.

Dinamiche disfunzionali

La relazione genitori-figli inizia a sfaldarsi e le coppie dell’iniziale partita a tennis si ripresentano anche nella vita di tutti i giorni: Bernard e Walt vs. Joan e Frank. I genitori – così come i figli – prendono le parti e si sfidano a suon di urla, rimproveri, piccoli furti (“questi sono i miei libri”, dice la mamma nascondendoli sotto al letto) e commenti acidi. Le squadre, così composte, fanno più danni che altro: i figli feriscono il genitore ritenuto “colpevole” e i genitori finiscono per prediligere il figlio “alleato”, ignorando l’altro che a questo punto rincara ancora di più la dose di veleno. Persino tra i due fratelli si crea tensione: ognuno, a modo suo, cerca di esplorare ed esplodere il dolore provocato dalla rottura della famiglia originale. Frank piange ininterrottamente e da inizio ad una serie di comportamenti disorganizzati, Walt si chiude in sè stesso ed imita – quasi maniacalmente – il padre, mentendo a destra e manca. Sarà proprio una delle sue bugie, però, a fungere da chiave per la risoluzione del conflitto familiare.

Together we stand, divided we fall

Così cantava Roger Waters e così canta Walt al concorso scolastico in cui finge di aver composto “Hey you” dei Pink Floyd. Questo piccolo guaio apre, però, una porta all’interno delle dinamiche intrafamiliari del nucleo Berkman; la scuola consiglia un incontro con lo psicologo e per la prima volta Walt – un po’ a fatica – si lascia andare.Certo, la canzone scelta dal ragazzo diceva già tutto: “Hey you ! out there beyond the wall
Breaking bottles in the hall, can you help me. Hey you ! don’t tell me there’s no hope at all. Together we stand, divided we fall.”

Il calamaro e la balena

All’incontro con lo psicologo, Walt arriva carico di diffidenza e pregiudizi. “Raccontami qualcosa, qualsiasi cosa” gli chiede il terapeuta e lui – un po’ a fatica – sceglie un ricordo della sua infanzia. Quando era più piccolo, la mamma lo portava spesso al museo: “avevo sempre paura del calamaro e della balena in combattimento. Riuscivo a guardarli solo con le mani sulla faccia. Quando tornavamo a casa, dopo il bagno, (la mamma, n.d.r.) mi ripeteva tutte le varie cose che avevamo visto (…) e arrivava al calamaro e alla balena. Me li descriveva, mi faceva sempre paura, ma un po’ di meno”.

Il divorzio dei propri genitori non è una passeggiata

La storia della famiglia Berkman prosegue ma qualcosa si spezza. Il quartetto del tennis si mescola e cambia forma; dopo aver beccato il papà in atteggiamenti equivoci con la studentessa ospitata a casa, Walt scappa e si riavvicina alla mamma. E’ proprio durante il loro dialogo a cuore aperto che Bernard irrompe in casa (“ha bussato alla mia finestra”, si scusa Frank). Il quartetto familiare si ritrova improvvisamente sotto lo stesso tetto – nella casa “originale”. Questo evento riporta a galla vecchie dinamiche: la moglie e il marito si scontrano e i figli stanno a guardare.

Qualcosa è cambiato, però. I fratelli si spalleggiano vicendevolmente. Non sono più gli alleati di mamma e papà, hanno imparato a riconoscere quando i grandi si comportano da bambini ed allora tocca a loro prendere in mano la situazione. Walt si mette in mezzo e per fermare il litigio si offre volontario: tornerà lui a casa con il padre, lasciando Frank con la mamma. Il fratello più piccolo ricambia il favore offrendo supporto emotivo. Allunga il gatto oltre la soglia di casa e rincuora Walt: “va tutto bene, fratello mio”. Il gatto però scappa e Bernard, nel tentativo di acciuffarlo, si fa venire un infarto. Arriva l’ambulanza ed avviene il ricovero, Walt e Bernard parlano sul letto d’ospedale. Walt esprime la sua volontà di stare un po’ di più con la mamma, la voce gli trema ma dice con grande coraggio “Non voglio più venire, per un po’”. Il padre però, nel suo più totale egocentrismo, non lo ascolta. Walt si alza, lascia l’ospedale e corre al museo. Finalmente è in grado di guardare il calamaro e la balena con i propri occhi. Queste due forze in conflitto, il padre e la madre, i genitori e i figli, il passato ed il presente, per quanto spaventose, sa di essere in grado di affrontarle.