Successo, notorietà, vacuità caratterizzano la vita del giovanissimo Cristian Ferro, goleador della  Roma calcio. Circondato da adulti incapaci di prendersi autenticamente cura di lui, affronta  l’esistenza con continue provocazioni

È giusto assecondare gli eccessi di questi ragazzini privilegiati?

Cristian è un giovane giocatore di calcio della Roma, di grande successo e notorietà. Dalle prime scene si coglie subito che oltre al calcio, la vita del ragazzo appare molto vacua. Piena di  lussi, scandita da impegni gestiti da manager, priva di punti di riferimento stabili. Il padre risulta un  uomo profondamente immaturo, ricomparso nella vita del figlio quando i riflettori si sono accesi su di  lui, che vive alle spalle dei suoi successi e addirittura ne specula. La madre è venuta a mancare da  qualche anno. 

Cristian in questo scenario attua continuamente azioni di provocazione, non rispetta le regole, i limiti,  si pone strafottente ed arrogante, forte del fatto che nessuno lo contrasterà, bensì che tutti continueranno ad  osannarlo, adularlo, coprirlo. 

Come tutti gli adolescenti sfida il mondo alla ricerca di un limite fondamentale per crescere. Infatti  solo quando il Presidente della Roma sarà in grado di porsi con fermezza, il ragazzo inizierà un percorso  di trasformazione. Dalle scene iniziali si evince che il calcio è tutto per lui e non poter scendere in  campo sarà un motore evolutivo. 

Fondamentale l’arrivo della figura del prof. Valerio capace di osservare, ascoltare Cristian, di  accorgersi come quel sorriso strafottente sia solo una maschera che nasconde tante fragilità e dolori. Alimentando il dialogo, il professore riesce a costruire un rapporto significativo con il ragazzo e a  fornire un esempio di adulto autentico a cui poter fare riferimento.  

L’insegnante capisce che da un punto di vista didattico Cristian ha delle difficoltà e dei punti di forza; apprende meglio attraverso il canale visivo, risponde meglio ad un metodo d’insegnamento con  immagini e schemi. Valerio stesso rimarca come sia stato lui (ed implicitamente gli insegnanti che lo  hanno preceduto) ad aver sbagliato nel non utilizzare la giusta modalità. Un esempio di grande  capacità empatica, un adulto che sa sostenere e credere nelle potenzialità del ragazzo. 

Il giovane calciatore quindi, sperimentandosi più capace tra i libri di scuola, rafforza la propria 

autostima che, nonostante le apparenze, era stata fortemente minata dalle varie vicende della sua vita e, grazie ad un circolo virtuoso che si innesca, diviene sempre più motivato allo studio. 

Il prof. Valerio costituisce anche un modello di vita, aiuta Cristian a rendersi conto della tendenza ad  utilizzare un locus of control esterno, attribuendo tutte le responsabilità agli altri a dispetto di un locus  of control interno, che consente di modificare ciò che dipende da noi. Lo sprona a diventare più  consapevole, a pensare con la propria testa.  Cristian quindi con maggiore consapevolezza e sicurezza di sé, inizia a gestire la rabbia e le relazioni in  maniera più matura. Cresce, tanto che il rapporto tra i due diviene di scambio, da uomo a uomo. Ed il murales variopinto ‘Chi pensa deve agire’ diventa un’immagine potente che ben rappresenta l’incontro trasformativo tra i due protagonisti.