Il Cieco Che Non Voleva Vedere Titanic (Finlandia, 2020). Regia: Teemu Nikki. Interpreti principali: Petri Poikolainen, Marjaana Maijala, Hannamaija Nikander

Jaakko vive solo in una casa ancora allestita come quando stava bene. Ma la sclerosi multipla che da un po’ di tempo si è impossessata del suo corpo gli ha tolto la vista e poi l’uso delle gambe. Tutte le mattina, nella fase REM prossima al risveglio, Jaakko vede se stesso correre e sudare in un parco. Ma come nel giorno della marmotta di Harold Ramis (titolo italiano “Ricomincio da capo”), si risveglia sempre nella stessa situazione: le gambe bloccate, lo sforzo di alzarsi dal letto, lo spazzolino elettrico, la fetta di pane che infila nel tostapane.

Tutte le mattine si sente al telefono con Sirpa, come lui affetta da una malattia degenerativa. Non l’ha mai vista, e per questo la chiama il mostro della laguna, anche se per lei sogna il viso di Ripley in Alien, mentre lei lo ha ribattezzato Marmotta. Gli scaffali della casa di Jaakko sono pieni di film in DVD, pochi blue ray perché quando sono usciti quando aveva già iniziato a perdere la vista, e cinque sacchi neri pieni di videocassette. Il cinema è il collante dei loro dialoghi, come la cronaca farmaceutica delle rispettive malattie. Nessuno dei due esce di casa, vivono a distanza di tre ore di treno ma non si sono mai visti di persona.

La vita quotidiana è scandita dalle visite settimanali dell’infermiera, dalle telefonate brevissime con il padre, e dal ricordo di scene di film. Giornate tutte uguali, a cui è davvero faticoso dare un senso. Fino a quando la voce lontana di Sirpa gli annuncia che la nuova cura che era stata individuata per lei come ultima speranza avrà effetti collaterali devastanti, e forse a quel punto le alternative saranno finite. E’ allora che Jaakko decide di intraprendere il viaggio per andare a trovarla, riempie lo zaino con qualche DVD, anche quello del film di Cameron che non aveva mai voluto vedere, ritenendolo nettamente inferiore a Terminator e Aliens – scontro finale. La Finlandia è un Paese a misura di disabile e in un attimo prenota il treno e il taxi da casa sua alla stazione. All’uomo che suona alla porta chiederà se si chiama Trevis Bickle, e l’altro, senza capire, gli risponderà che è il tassista. “E’ lo stesso”, dirà Jaakko.

Ma durante il viaggio sarà derubato da un delinquente che deve soldi a uno spacciatore, e alla stazione di arrivo i due lo sequestreranno in un locale abbandonato per farsi dare il PIN della carta di credito dietro minaccia di morte. E’ un uomo su una sedia a rotelle senza più il cellulare, incapace di muoversi, totalmente in balia di due sconosciuti, che cerca di affrontare con l’unica arma che ha: quella della parola.

La storia è inventata ma l’attore protagonista è autentico, affetto da sclerosi multipla in uno stadio avanzato. Il suo viso, i suoi occhi, il tremore delle braccia quando non riesce a sollevarsi, le smorfie della bocca, l’aria davanti a sé esplorata a tentoni, raccontano che siamo oltre ogni metodo, siamo nella realtà.

Mentre i titoli di testa sono recitati a voce e scorrono in braille, la fotografia è una curiosa crasi di colori sbiaditi e sfumati nei contorni, non essendo possibile riprodurre su pellicola la cecità: forse l’unico che l’ha fatto è stato Derek Jarman in Blue, film costruito su un unico fotogramma di colore blu, tutto ciò che ormai il regista al termine della sua vita era in grado di vedere perché colpito dal citomegalovirus.

La storia è ripresa in semisoggettiva, un’inquadratura soggettiva nella quale si intravede una parte del corpo del protagonista. Artifici tecnici che, se non riescono a riprodurre il mondo come lo vede Jaakko, rendono almeno un’idea parziale di cosa possa diventare la vita di una persona sola e dipendente da macchine e device.

Come in altre storie, anche qui l’amore è nato tra due esseri umani che non si sono mai incontrati. Ma percorrono insieme la strada che hanno davanti: storta, accidentata, prossima al traguardo, pensando, sentendo, che ne valga ancora e comunque la pena. Di fronte alle minacce dei due balordi Jaakko grida con tutta l’aria che ha nei polmoni che lui conosce la morte molto meglio di loro, e quindi se vogliono possono ammazzarlo senza problemi. Poi, colpito e caduto a terra, sognerà per un attimo di nuovo: vedrà se stesso fermo e sudato dopo una lunga corsa, e a pochi metri di distanza un altro Jaakko, seduto su una sedia a rotelle, con le cannule nelle narici e uno sguardo ormai sconfitto.

A fatica, con la forza che solo la volontà può dare, Jaakko farà di tutto per proseguire il suo viaggio. E sui titoli di coda i caratteri braille sfumeranno, restituendoci alla realtà di lettere che nessuna malattia ci ha costretto a dimenticare.