Il Gaucho (Italia, 1964). Regia: Dino Risi. Interpreti principali: Vittorio Gassman, Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini, Nino Manfredi, Maria Grazia Buccella, Annie Gorassini.
Della lunga filmografia (15 titoli) della coppia Risi-Gassman, culminata ne “Il sorpasso”, questo titolo tra i più sottovalutati racconta con toni di commedia splendori e miserie di cinematografari ed emigranti. Se si esclude la scena iniziale con la partenza da Fiumicino, la vicenda si svolge interamente in Argentina dove una troupe pittoresca e scalcinata partecipa a un festival presentando il proprio film. Ne fanno parte il protagonista Marco Ravicchio, capo ufficio stampa, uno sceneggiatore pieno di sé, due stelline in cerca di fortuna e Silvana, un’attrice ormai non più giovane all’inseguimento di una sua stabilità affettiva.
Appena atterrato a Buenos Aires il gruppo viene accolto dall’ingegner Maruchelli, un italiano che ha fatto fortuna con l’allevamento di bovini e vive la propria condizione di emigrato con una profonda nostalgia della madrepatria.

Le giornate passano tra le presenze obbligatorie agli eventi del festival e le iniziative sempre più assillanti dell’ingegnere, che invita la troupe a visitare la propria azienda e a frequentare la propria villa. Con queste iniziative, che intendono creare una bolla di italianità, vengono descritti molti degli stereotipi che al tempo caratterizzavano i nostri emigrati: le canzoni napoletane, i piatti nazionali, la convinzione che la patria lontana possa fornire tutte le occasioni che il paese ospitante, per la sua arretratezza, non è in grado di garantire, fino al nome Italia affibbiato alla figlia. L’ingegnere (uno straripante Amedeo Nazzari in una delle sue rare apparizioni nella commedia all’italiana) alterna generosità e malinconia mentre si esibisce come cantante e imprenditore di successo. E Marco raccoglie le briciole che cadono da questo ricco vassoio:

attraverso la seduzione della moglie argentina dell’ingegnere, le telefonate alla compagna rimasta a Roma in attesa di un pignoramento e un maschilismo profondamente radicato che fa capolino nei suoi dialoghi con le attrici, incarna un uomo alla deriva che fa tutto per proteggere se stesso con le proprie smargiassate.
Che non rappresentano nemmeno un’accusa nei confronti del mondo del cinema o di una certa romanità caciarona e cazzara, ma sono semplicemente la sintesi di giorni spesi cercando di cavalcare la superficie della vita.
Quando incontra Stefano, che inizialmente prova a sfuggirgli perché la sua avventura argentina ha dato risultati ancora peggiori dei già precari impieghi a Roma, nei due uomini sconfitti appare un bagliore di verità: l’altro non è più uno scoglio cui aggrapparsi ma un compagno di sventura, un fallito che rispetto a Marco ha tuttavia scelto di celare la propria sconfitta agli occhi del mondo.

Due anime che si riconoscono e per un attimo accolgono le proprie profonde solitudini, affrontate la sera in modo opposto in un ristorante dove l’ingegnere ha invitato tutti. Marco riprende il proprio colore brillante, gioviale, ironico e infaticabile, mentre Stefano si spegne lentamente in silenzio, senza nemmeno approfittare del desco così prelibato o chiedere un lavoro all’ingegnere.

Il festival volge al termine e i rappresentanti del nostro cinema ricevono un premio secondario. L’ingegner Maruchelli, cui Marco si è rivolto per un estremo tentativo di ottenere del denaro, confida all’amico di aver ricevuto una lettera anonima che lo accusa di avergli sedotto la moglie. Marco nega e l’ingegnere, rassicurato, lo accompagnerà all’aeroporto per un ultimo saluto. Che non riuscirà a dare, perché appena scopre che dalla scaletta di un altro aereo sta sbarcando Adriano Celentano sparirà alla vista dei suoi compagni degli ultimi giorni.
Risi lascia briglia sciolta a Gassman, che lo ripaga con ritmi e battute d’alta scuola, talvolta improvvisate, sempre efficaci. Come imprevista e fortunata fu la partecipazione al film di Nino Manfredi, che si trovava a Buenos Aires per uno spettacolo teatrale e fu ingaggiato dalla produzione cucendogli addosso un ruolo straordinario: quello dell’amico e commilitone Stefano cui Marco, economicamente a terra, intende chiedere un prestito.
Tutti i personaggi sono alla ricerca di una consacrazione, economica o di carriera; ma ogni rapporto risulta effimero, travolto subito dalla mancanza del risultato atteso. Si tratta di relazioni che hanno sempre uno scopo, e non un valore di per sé: gli amori, le amicizie, le seduzioni, gli incontri, appaiono come brevi interludi dentro i quali celare una profonda solitudine. Come le macchine di un autoscontro, uomini e donne rimbalzano gli uni sugli altri cercando un senso in quel breve, effimero momento di contatto.
Per poi tornare subito dopo all’amarezza del proprio destino, in attesa di un nuovo sogno da coltivare.
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