Il postino (Italia, Francia, Belgio, 1994). Regia: Michael Radford. Interpreti principali: Massimo Troisi, Philippe Noiret, Maria Grazia Cucinotta, Linda Moretti, Renato Scarpa, Mariano Rigillo, Anna Bonaiuto

… Ma un’ altra grande forza spiegava allora le sue ali,
parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”

Francesco Guccini, La locomotiva, 1972

Delicato, è la prima parola che viene in mente per definire questo film.
Tratto dal romanzo breve “Il postino di Neruda” di Antonio Skàrmeta, ambientato in un villaggio sulle coste del Cile chiamato Isla Negra, la storia (girata tra Procida e Salina) viene spostata in un’isola del sud Italia, dove Pablo Neruda è riparato con la compagna per sfuggire all’arresto nel suo Paese. Un’isola popolata di pescatori analfabeti in cui Mario Ruoppolo, che non vuole seguire il destino di tutti gli altri isolani, trova lavoro come postino: dovrà consegnare lettere e pacchi che arrivano da tutto il mondo all’indirizzo del grande poeta.

Inizia così una frequentazione quotidiana tra i due: Mario arranca tutti i giorni sulla sua bicicletta fino alla casa del poeta, e lì inizia a parlargli, colpito dalla quantità di lettere femminili che gli arrivano da ogni parte del mondo. Non sa di comunismo, né di poesia o di metafore, tra i due esiste un abisso culturale e una profonda diversità di sguardo sul mondo: uno lo ha girato, vissuto, conosciuto, respinto dalla sua patria e accolto all’estero; l’altro passa le serate a cenare insieme a un padre che non parla, in un mondo dove esiste un solo mestiere che però non vuole fare. Niente discussioni, confronti, politica, pensiero, solo calare e tirare su reti tristi e portare in secco le proprie imbarcazioni alla sera.

Mario e Pablo si conoscono e si scoprono lentamente, uno facendo domande e l’altro offrendo le proprie risposte: uno scambio di conoscenze e sentimenti, perché quando Mario incontra Beatrice, la nipote della donna che gestisce il bar del paese, e se ne innamora, chiede al poeta come fare per avvicinarla. Pablo, ammirato in tutto il mondo come simbolo della resistenza al regime militare e come cantore dei sentimenti più profondi, regala a Mario un quaderno sul quale lo invita a scrivere le proprie poesie. Mario però userà le parole del poeta, e non le proprie, per fare breccia nel cuore della sua amata.

Poi la vita va avanti, e la notizia del termine dell’esilio arriva proprio il giorno delle nozze di Mario e Beatrice. Il poeta parte, Mario rimane, e aiuta la moglie nella conduzione del bar. Sono timidi i suoi tentativi di ribellarsi al Partito imperante in quegli anni, i primi del secondo dopoguerra; ma lentamente, come una marea che avanza quieta e inarrestabile dopo un’attesa lunga una vita, Mario inizia a ribellarsi a una situazione che lo vede umiliato dai potenti di turno e soggiogato a un destino che sull’isola sembra uguale per tutti; inizia a scrivere le poesie che fino ad allora aveva solo sognato e sarà chiamato dal Partito Comunista a leggerle a un comizio. Ma prima di partire manderà al Poeta un nastro con i suoni della sua isola: ciò che aveva sempre avuto davanti agli occhi fin da bambino, ma che non era mai riuscito a raccontare. Gli porgerà il suo sguardo sulla natura, che da fondale immutabile delle sue giornate diventerà così un dipinto, una musica, una meraviglia da condividere con il poeta, i suoi amici, e tutti coloro che finalmente ascolteranno le sue parole.

Il poeta tornerà a sognare il Nobel e la libertà per il suo Paese, il postino imparerà a dare un nome a ciò che lo circonda, e in questo modo a scriverne, e a condividerlo. Non sarà più solamente un mancato pescatore che fatica a trovare le parole, ma diventerà un uomo in grado di raccontare se stesso come parte di un’armonia più grande, un abitante dell’universo immerso in un piccolo microcosmo da cui è possibile vedere tutto ciò che esiste, per riuscire finalmente a raccontarlo.

Come noto Troisi morì, poco più che quarantenne, subito dopo la fine delle riprese. Forse è questo il film al quale più di tutti appartiene la celebre frase attribuita a Jean Cocteau: il cinema è la morte al lavoro sugli attori.