L’etica della responsabilità: l’agire razionale rispetto al valore e verso lo scopo.
Il talento del calabrone è il primo lungometraggio in italiano di Giacomo Cimini disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video. Il primo, nel 2003 in inglese, Red Riding Hood, è successivo a due cortometraggi, The Invisibles (2000) e Miss My Muse in Summertime (2002), e precede gli altri due La Città nel Cielo (City in the Sky) (2009) e The Nostalgist (2014).
Il film di genere thriller psicologico, che nella cinematografia americana ha avuto molto spazio, in Italia ha pochissimi riferimenti; in questa categoria si colloca Il Talento del Calabrone. La regia ha diversi spunti coraggiosi ma che si perdono in una sceneggiatura meno audace, che non sostiene la tensione per tutta la durata del film come invece pretende il genere stesso a cui appartiene: ci sono le premesse del thriller ma non ci sono i colpi di scena che lo determinano.
Milano, è notte, alla radio è in onda una trasmissione seguitissima anche sui social media, condotta da dj Steph, interpretato Lorenzo Richelmy, che interagisce con gli ascoltatori. Viene chiamato da un ascoltatore, Carlo (Sergio Castellitto), la cui identità verrà successivamente identificata dalla tenente colonnello Rosa Amedei interpretata da Anna Foglietta, che minaccia di farsi saltare in aria con un ordigno se non verranno seguite e soddisfatte le sue richieste. Steph ingaggia un dialogo, tra lo spavaldo e il bullesco con Carlo, che ha molte ragioni per essere incattivito e lo dimostra quasi subito facendo esplodere un piano di un grattacielo. Dalla concretezza delle minacce la trama si snoda tra richieste di pezzi di musica classica a Steph e i ricordi che Carlo rievoca in solitudine.
La curva della tensione cresce nel film come nello spettatore grazie all’interpretazione di Sergio Castellitto che sembra funzionare in questo ruolo, meno per la tenente colonnello Rosa Amedei che si trova ad affiancare il dj Steph durante la notte: entrambi non riescono a trasmettere la responsabilità del momento.
È proprio sul tema della responsabilità che si snoda tutto il film: quella familiare quella personale, quella sociale e social.
Emerge immediata la responsabilità familiare come cura genitoriale: sospesa e ripristinata durante i flashback di Carlo e le sue reazioni tra la disperazione e il rammarico che lo hanno indotto a progettare la sua vendetta, ricollocando le figure parentali (del figlio-nel suo gesto fatale- e della moglie- in conseguenza e come reazione al gesto del figlio) raccontate nelle sequenze finali.
Nella responsabilità appartenente all’etica dei principi, come sistema valoriale si determina la responsabilità personale di Steph nella storia personale-familiare di Carlo. La sua personalità e la sua storia, si rivelano attraverso le parole di Carlo, che ne ribalta completamente la visione iconica all’interno del suo gruppo dei pari e del suo pubblico social. Le sue azioni personali hanno avuto un ruolo “strategico” nella vita familiare di Carlo innescando un cortocircuito tra responsabilità personale e sociale i cui esiti si concretizzano nella azioni correttive di Carlo.
L’atteggiamento oscillante tra spavalderia e comprensione, sprezzante e sottomesso, verso Carlo e verso Rosa Amedei, condurrà al ribaltamento del ruolo pubblico di Steph, simbolo popolare e influente nei social. Il sentiment positivo, crescente, sembra regalarlo a ruolo salvifico, responsabile della gestione della trattativa; ma l’incalzare nel linguaggio, nei dialoghi e nelle sequenze sceniche lo sollecitano a reazioni proprie della sua natura, più vicine al suo recente passato. È nel racconto delle azioni di bullismo verso suo figlio che si consuma la vera vendetta di Carlo. Una vendetta distruggente e distruttiva dell’immagine social di Steph e non nel minacciato innesco dell’ordigno che, nelle ultime sequenze, si rivelerà falso.
Scene silenziose nei momenti drammatici in cui Lorenzo Richelmy occupa la scena rivelando un potenziale che metterà a frutto sicuramente nella sua maturità artistica e dove Sergio Castellitto, assolutamente funzionale al film, esprime tutta la sua essenza.
Il talento del calabrone è un film italiano innovativo nel cinema contemporaneo del belpaese, ma che si distrae sul finale quasi ad incarnare il paradosso del calabrone: il calabrone è un animale capace di volare solo perché è convinto di farlo.
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