Anche in questo caso faccio una breve premessa: l’obiettivo di queste mie riflessioni non è quello di descrivere tutta la seduta, sarebbe molto complesso e, sinceramente, anche poco utile non pensando a questi post come a delle lezioni sulla tecnica psicoterapeutica. L’idea è quella di cogliere qualche singolo aspetto e metterlo un po’ più in evidenza in modo da stimolare delle riflessioni che spero si arricchiranno anche con i vostri commenti.
Brevissimo riassunto
Sara arriva in seduta ancora in abito da serata, con un trucco abbastanza scomposto, racconta al terapeuta che la sera prima ha litigato con il fidanzato e subito dopo è uscita di casa ed ha finito la serata in un locale prima con una amica e poi con un uomo che ha conosciuto lì dopo che la sua amica è andata via. Con lui è rimasta al bancone del locale a bere e nel momento in cui lei è andata in bagno, l’uomo (che lei chiama l’amministratore delegato per il modo in cui era vestito) l’ha seguita. Sara non si è opposta, ormai decisa ad avere con lui un rapporto sessuale. Nel bagno c’è stato un “quasi” rapporto sessuale, quasi perché nel momento della penetrazione Sara si è ridestata e ha capito che stava per fare qualcosa di poco sensato. Alla fine ha accontentato l’uomo masturbandolo e poi è scappata dal locale aspettando l’ora dell’appuntamento vicino allo studio dello psicoterapeuta.
Questa, in estrema sintesi, la storia che Sara racconta al terapeuta. Nella prima parte del colloquio sembra chiaro il ruolo che il terapeuta assume agli occhi di Sara: quello di un padre protettivo e un po’ giudicante (che può sgridarla), da cui rifugiarsi dopo una notte di trasgressioni e pentimenti. Il terapeuta, di sua iniziativa, le porta anche una coperta e Sara si stende protetta ma già in atteggiamento molto seduttivo. Seduzione che coinvolge però fin da subito il terapeuta. Lo si vede nella mimica che cede, in diverse occasione, agli sguardi ammiccanti della paziente, dalle risposte a quasi tutte le sue domande e dal fatto che si compiace che lei ha bisogno di lui. Ecco, la parola chiave di questa seduta è: “compiacimento”. Il terapeuta è un po’ troppo compiaciuto delle attenzioni e dall’enorme importanza che Sara gli attribuisce. Questo compiacimento però è molto pericoloso, è una posizione scomoda da cui è facile cadere. Ed infatti, ad un certo punto, arriva la svolta della seduta. Sara racconta che in realtà ha litigato con il suo fidanzato perché lei lo tradisce da molto tempo. Quando il terapeuta le chiede come mai non ne ha parlato in seduta lei risponde, dando del tu al terapeuta, che è lui l’oggetto del suo amore, questo fin dalla prima seduta.
Non credo sia facile gestire una simile comunicazione, credo però che nel momento in cui Sara gli chiede di abbassare il velo di finzione e quindi di darle del tu, il terapeuta cede, accetta e quindi implicitamente è come se non reggesse la sua “funzione analitica”, fondamentale e primo strumento di comprensione e cura. Al di là del fatto che in questa prima seduta non vi sono contatti fisici, il terapeuta accettando di dare del tu e quindi contravvenendo alla regola che lui stesso aveva stabilito, rischia di non capire più ciò che sta avvenendo.
Seguendo il mio modello di lavoro Sara quando parla dell’uomo del locale, l’amministratore delegato, uomo molto diverso dal terapeuta nello stile e nel modo di vestire, racconta di un personaggio che si accosta a lei per sedurla, per chiederle qualcosa in cambio delle sue attenzioni, “tutti pretendono qualcosa da lei, le danno degli ultimati”. È un personaggio negativo. Ad un certo punto Sara dice che ha immaginato che l’uomo del locale fosse il terapeuta, inserendo nella storia un personaggio con la funzione protettiva, ed è proprio grazie a questa immagine che prima cede ma subito dopo si ferma, mettendo un limite alla sua autodistruzione. L’immagine del terapeuta, introiettata, ha funzionato! Nella seduta Sara ripropone il suo schema, l’uomo di fronte potrebbe essere un personaggio buono e protettivo oppure un seduttore. Le lo mette alla prova. Quello che dovrebbe restituirle la terapia, quindi anche la singola seduta, è la possibilità di rompere lo schema relazionale disfunzionale di Sara. Si crea, invece, una classica situazione di impasse: se il terapeuta cede alle avances riconferma lo schema che gli uomini sono tutti uguali, vogliono sempre qualcosa da lei; se non cede alle avances lei si sentirà rifiutata e abbandonata. Ecco in che posizione si trova Giovanni…
Sara lo dice esplicitamente che da lui si aspetta una delle due cose, la prima: che anche lui le dichiari il suo amore e dopo hanno un rapporto sessuale; la seconda: che anche lui le dichiari il suo amore senza rapporto sessuale. La seconda aspettativa è quella più sana; simbolizzando Sara chieda al terapeuta di avere con lei una relazione intima di affetto, di empatia, di ascolto ma senza cedere alla seduzione fisica.
Sara sta utilizzando in questa seduta fortemente il meccanismo di difesa della “scissione”, lo si vede chiaramente quando va in bagno, arriva distrutta, piange, vomita, subito dopo si ricompone e allo specchio compare una donna nuovamente bella e sensuale.
Non è facile capire come muoversi, però sicuramente accettare la trasgressione della regola del “lei” che si erano dati, unita alla la tensione visibile con la quale Giovanni reagisce alla rivelazione dell’amore di Sara stanno mettendo a rischio la terapia favorendo quello che in psicologia viene chiamato “agito”, ovvero cedere alla seduzione di Sara.
Giovanni sta in questa posizione vediamo cosa succede nella successiva seduta …
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