(TITOLO ORIGINALE “THE WOMAN IN THE WINDOW, USA, 1944). REGIA: FRITZ LANG. INTERPRETI PRINCIPALI: EDWARD G. ROBINSON, JOAN BENNET, RAYMOND MASSEY, EDMUND BREON, DAN DURYEA.

Richard Wanley, professore associato di criminologia, rimane da solo in città dopo aver accompagnato moglie e figli alla stazione. E’ un uomo ordinario e morigerato, il cui massimo della trasgressione consiste nel passare una serata al club con due amici, un medico e un procuratore. Prima di raggiungerli a cena si sofferma davanti a una vetrina, dove il ritratto di una donna bellissima sembra osservarlo dall’interno del negozio. A cena l’argomento coinvolge i tre uomini: chi sarà la modella? Quali le sue passioni? Come sarebbe passare del tempo con lei? Ma al di là di questo esercizio accademico, gli uomini convengono che alla loro età, quella di mezzo, i colpi di testa sono vivamente sconsigliati, e che certe avventure è meglio limitarsi a sognarle.

Ma non sembra essere più un sogno quando il protagonista, una volta uscito dal club per tornare a casa, vede materializzarsi nel riflesso della stessa vetrina proprio il volto della donna che aveva posato per il ritratto.

Si chiama Alice e dopo qualche breve scambio di battute lo invita a bere qualcosa insieme. Lui sa che non dovrebbe, ricorda esattamente di averlo detto agli amici, ma si lascia convincere; e dopo il drink accetta di continuare la serata a casa di lei. Ma non passa molto tempo che un uomo piomba nell’appartamento di sorpresa e lo aggredisce. Il professore, nel tentativo di difendersi, finisce per ucciderlo con un paio di forbici.

I due protagonisti, che si sono conosciuti da poche ore, si trovano immersi in una situazione più grande di loro e, pur diffidando l’uno dell’altro, provano ad affrontarla. Dopo aver pensato di chiamare la polizia e aver scartato questa idea, Il cadavere viene caricato dal professore nella propria macchina e fatto scomparire nella notte in un campo fuori città. 

L’uomo ucciso era un noto faccendiere appena arrivato in città. La polizia ha già una pista da seguire, e il procuratore aggiorna Richard sull’andamento delle indagini durante un’altra serata al club, invitandolo addirittura sul luogo del delitto. Il professore di criminologia, esperto della teoria ma totalmente estraneo alle dinamiche dei fatti delittuosi e delle successive indagini, appare più volte sul punto di tradirsi (e chissà se Elio Petri e Ugo Pirro, sceneggiando un quarto di secolo più tardi la loro “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, pur con una premessa drammaturgica completamente differente, si siano in qualche modo fatti influenzare dal film di Fritz Lang nel tratteggiare l’assassino che accompagna le forze dell’ordine sul luogo del delitto); ma proprio perché è impossibile immaginarlo come assassino, tutte le tracce che lui inconsapevolmente mette in mano agli inquirenti vengono da questi del tutto ignorate.

La situazione precipita con l’arrivo sulla scena di un ricattatore, che seguiva l’ucciso e inizia a chiedere ad Alice del denaro in cambio del proprio silenzio.  A quel punto il mite professore lascia cadere ogni scrupolo e decide di eliminarlo.

Fritz Lang, nato a Vienna nel 1890 ed emigrato nel 1934 negli  Stati Uniti dopo la presa del potere da parte di Hitler, fu tra i principali esponenti del cinema espressionista nel periodo del muto. La potenza dei suoi impianti narrativi si basava su una non comune capacità di scandagliare gli anfratti più reconditi dell’animo umano.

In questo film coesistono in armonia molte tematiche: quella del doppio, esplicitata nella natura umana e nelle immagini riflesse; la psicoanalisi nascente, in quella che qualche anno dopo sarebbe stata identificata come la frattura tra il sé reale e il sé ideale; l’ineluttabilità del destino, i cui disegni insondabili non possono essere scalfiti dagli uomini; e infine il sogno, zona di confine in cui vivere molte altre vite: così come accade nel buio della sala cinematografica, quando ci immergiamo senza timore nelle vite degli altri per poi risvegliarci, di nuovo padroni della nostra, al termine della proiezione.

La donna del ritratto è l’esplicitazione per immagini di ciò che Freud definiva svelamento dell’autoinganno, quello con cui la nostra mente elabora desideri inconsci che tuttavia è incapace di soddisfare perché contrari alla legge morale o a quella degli uomini.

La penultima scena, con un movimento di macchina degno di un grande maestro del cinema, racconterà il modo in cui dentro ciascuno di noi possano convivere tutte queste anime.