La lunga notte del ’43 (Italia, 1960). Regia: Florestano Vancini. Interpreti principali: Belinda Lee, Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, Andrea Checchi, Nerio Bernardi, Loris Bazzocchi, Raffaella Pelloni
Erano undici, riversi, in tre mucchi separati, lungo la spalletta della Fossa del Castello,
lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari:
e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi, non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti, buttati là, al sole, nella neve fradicia.
Giorgio Bassani, Una notte del ’43
Il film inizia con tredici quadri successivi: fotografie che raccontano la storia dell’Italia dall’entrata in guerra nel 1940 alla liberazione di Mussolini dalla sua prigionia a Campo Imperatore ad opera dei tedeschi il 12 settembre 1943. Le didascalie che descrivono le foto sono tratte dai giornali dell’epoca, enfatiche e trionfalistiche come si addice a una stampa asservita al regime, e si alternano ai titoli di testa con i nomi di produttori, attori, sceneggiatori, regista. Sono i titoli di testa di una volta, quelli che lasciavano soltanto alla parola FINE l’onere di chiudere in modo secco il film.
Queste immagini in progressione temporale richiamano lo sguardo del farmacista Pino Barilari che, bloccato nel suo appartamento del centro di Ferrara a causa di una malattia, vede scorrere le vite degli altri nella strada sottostante.

Pino è sposato ad Anna, giovane e bellissima, che siede alla cassa della farmacia sottostante e vede sfiorire la sua giovinezza nella routine lavorativa e nei compiti di assistenza a un marito più anziano che si spegne lentamente. Quando lei sale in casa all’ora della chiusura della farmacia i loro dialoghi sono cortesi e impersonali, i letti separati, le vite lontane. Un giorno Anna incontra Franco, con cui aveva avuto una storia prima di sposarsi, e la passione si accende di nuovo. Sullo sfondo dei loro incontri segreti, anche perché Franco ha disertato dopo l’otto settembre e si è nascosto nella grande casa di famiglia, una città sonnolenta e nebbiosa che viene svegliata di soprassalto dall’assassinio di un federale locale. Quanto accaduto provocherà una rappresaglia da parte di squadracce spedite a Ferrara da Padova e Verona: inizieranno a rastrellare ebrei e oppositori politici e, nella notte che dà il titolo al film, consumeranno la loro vendetta.
Lo sbarco in Calabria di inizio settembre aveva dato il via alla liberazione del Paese ma il regime, colpito al suo interno dal Gran Consiglio di luglio e all’esterno dagli alleati che iniziavano ad avanzare, aveva bisogno di sottolineare al popolo un potere ancora solido. Pino Barilari, che passava la sua vita alla finestra, era stato anche spettatore di tutte quelle morti? Carlo Aretusi detto Sciagura, che aveva ordito per uccidere il federale mandato da Roma e prenderne il posto, vuole appurarlo e gli fa visita.

Due sconfitti, uno dall’immobilità e l’altro dall’eccesso di azione, si fronteggiano in un salotto spoglio. Pino, che in realtà ha assistito alla strage, afferma di aver dormito: pur sapendo di non avere molto altro tempo da vivere, sceglie di non reagire, affondato in un’ignavia che odora di resa. E Franco, cui hanno ammazzato il padre dopo averlo prelevato da casa poche ore prima, sceglie di scappare, lasciando dietro di sé una famiglia in frantumi e un amore che sembrava immortale.
Tornerà anni dopo, in un’estate assolata, cercando con la visita alla tomba del padre di elaborare quel lutto da cui era fuggito per iniziare a costruirsi una vita altrove.
Tratto da un racconto lungo di Bassani ispirato a una vicenda realmente accaduta (https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_del_Castello_Estense_(1943) e ambientato nella notte tra il 14 e il 15 novembre, questa storia disegna lo sfiorire di un amore che corre parallelo al disastro di una città, affondata in una nebbia che ormai non c’è più, dove signorotti locali affermano il proprio io attraverso giochi di potere cui sono in fondo estranei, bisognosi come sono di affermarsi agli occhi degli altri per non sentirsi piccoli esseri senza importanza.
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