La rimpatriata (1962). Regia: Damiano Damiani. Interpreti principali: Walter Chiari, Riccardo Garrone, Francisco Rabal, Dominique Boschero, Mino Guerrini, Mimma Di Terlizzi, Gastone Moschin, Enzo De Toma, Letícia Román, Jacqueline Pierreux, Paul Guers
Nella Milano del boom in una fredda notte d’inverno quattro amici si ritrovano dopo tanto tempo. Hanno 38 anni, uno di loro vive a Roma, e a parte un play boy impenitente sono tutti sposati. Cominciano a raccontarsi, e all’improvviso viene fuori il nome di un quinto, Cesarino: era il loro collante, quello che li faceva divertire, il più creativo, irriverente e originale del gruppo. Su incarico di uno zio gestisce un cinema di terz’ordine, frequentato da prostitute, ladri e omosessuali, ma non ha mai smesso di sognare per sé qualcosa di più grande.
Così i quattro amici lo passano a trovare al cinema e improvvisamente si ritrovano tutti calati in una realtà di tanto tempo prima, fatta di frasi, atteggiamenti, silenzi. E quasi subito gli chiedono ciò che lui è sempre riuscito a fornire al gruppo: le donne. E lui ci riesce con una facilità disarmante: con fantasia, sfacciataggine, intuito, empatia, ne trova un po’ per tutti. Così, dopo aver presentato ad Alberto una bellissima ragazza di 19 anni appena uscita dal cinema, e che quasi subito lo invita a casa sua, Cesarino si attacca al telefono e, con una sfrontatezza e una fantasia senza pari, riesce dopo qualche tentativo ad agganciare una sconosciuta. Passeranno a prenderla in auto, e inizieranno a girovagare per Milano tutti insieme. I caratteri si delineano presto: il professore è disincantato, cinico, sulle sue. Sandrino è un imprenditore edile con problemi con la giustizia. Alberto è riservato, elegante, e sembra tra tutti quello che vuole più bene a Cesarino. Nino è un figlio di papà mai cresciuto. Infine Cesarino, il più disastrato economicamente ma il più vivo, ottimista, sincero. Nel loro lungo peregrinare notturno scopriranno che ha due donne, che vivono insieme a lui in perfetta armonia e lo amano entrambe. Il buon cuore di Cesarino, il suo sguardo aperto sul mondo, gli impedisce di pensare al giorno dopo e lo fa vivere in un eterno presente fatto d’amore. Amore per tutti: per gli amici che lo hanno aiutato e quelli che lo hanno abbandonato, per le donne che ha tenuto con sé e per quelle che ha illuso, passandole poi agli amici. Incapace di calcolo o invidia, Cesarino è un’anima pura che dice tutto ciò che gli passa per la testa: sa, probabilmente, che per gli amici è solo il giullare di una notte, lo intuisce ancor prima dei loro commenti “da buon borghese”, sul suo harem, sullo squallore del suo lavoro e sulle prospettive inesistenti che è in grado di offrire alle donne che lo amano.
E’ una storia profondamente maschilista che il tempo non ha invecchiato: i discorsi dei cinque maschi sulle donne potrebbero essere presi ancora oggi da un tavolo di bar all’ora dell’aperitivo, o in uno spogliatoio di calcetto.

Donne oggettificate come merce di scambio, prede da esibire e poi condividere, donne con cui non sembra possibile una relazione di scambio, ma solo la conquista di un unico obiettivo. Ottenuto il quale l’interesse scema, e si passa alla prossima. Ma quando i ruoli si ribaltano, come tra Carla, che seduce Alberto, un uomo che ha il doppio dei suoi anni, allora l’uomo si fa confuso, insistente, spaesato. L’uomo diventa fragile e non comprende la stessa trama messa in atto da una ragazzina che potrebbe essergli figlia, ma che gioca con la leggerezza dell’età – e non con un carniere da riempire. Carla, che passa poi tutta la notte con il gruppo di amici, è l’unica a comprendere quanto Cesarino sia diverso da loro, e quanto il disprezzo che gli riservano dietro la bonomia delle parole sia un rantolo d’invidia per chi ha preferito continuare a restare ragazzo.

L’epilogo, all’alba di una mattina livida di nebbia, con la luce offuscata del giorno ricondurrà ciascun personaggio nel mondo che gli appartiene; lasciando a ciascuno il ricordo di una notte speciale, indimenticabile, che tutti si riproporranno di ripetere, sapendo in cuor loro che non ce ne sarà un’altra.
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