Cronologia di un aborto e della libertà di scegliere sul proprio corpo il proprio destino. Sebbene sia giusto sottolineare che solo noi donne possiamo decidere della nostra vita e del nostro corpo, questo film spiazza per la sua crudezza e per la freddezza operativa con la quale questa decisione verrà portata avanti.

Osservando la storia si vive un senso di appiattimento e vuoto emotivo, di dissociazione psichica tra il drammatico alternarsi dei numerosi tentativi messi in atto per interrompere la gravidanza e la perseverante voglia di non pensare concedendosi distrazioni e incontri come se nulla fosse.

La giovinezza rende egoisti a volte e inconsapevoli, e questo permette di andare avanti malgrado tutto.

Non c’è nella protagonista un sentimento luttuoso, non c’è mai la sensazione che stia compiendo  una scelta comunque complessa. Non c’è  nessun dolore emotivo portato da una lacerazione che prevede comunque un annullamento doloroso.

L’unico dolore di cui si è spettatori è solo puramente fisico o legato alla unica emozione emergente, la solitudine, nel non poter essere aiutata dai medici e quindi abbandonata da un sistema che negli anni ’60 puniva l’aborto con la prigione.

Ne risulta un film efficace come denuncia e ricostruzione storica, con immagini cruente al limite del documentaristico, ma poco rappresentativo rispetto al vissuto emotivo/affettivo della donna di fronte alla decisione di abortire che è invece una ferita che tocca il corpo ma anche l’anima.

Una ferita che non è mai vissuta con leggerezza. Un punteruolo affilato che si insinua nelle pieghe dei ricordi per tutta la vita.

L’ Evenement è tratto dal libro autobiografico di Annie Ernaux, un momento di vita nel 1968.