Vorrei morire a questa età
Vorrei star fermo mentre il mondo va
Ho quindici anni

Baustelle, Charlie fa surf, 2008

L’isola di Arturo (Italia, 1962). Regia: Damiano Damiani. Interpreti principali: Vanni De Maigret, Key Meersman, Reginald Kernan, Gabriella Giorgelli, Elvira Tonelli, Luigi Zerbinati, Michele Barone.

Lo specchio deformante dell’infanzia riversa nello sguardo di un figlio l’immagine di un padre perfetto: alto, biondo, brillante, un guerriero senza paura che un giorno tornerà e lo porterà via dalla sua solitudine.

Arturo è un ragazzo di 15 anni nato e cresciuto a Procida, isola dalla quale non è mai uscito. La madre è morta e il padre Wilhelm vive a Napoli e si fa vedere solo raramente, ma ogni volta che torna per Arturo è una gioia grandissima. In uno dei suoi ritorni il padre si presenta con Nunziata, appena sposata a Napoli, che ha solo due anni più di Arturo e aspetta un bambino. Inizialmente arrabbiato con la matrigna per avergli portato via un padre già assente, imparerà a conoscerla trasformando il suo sentimento in qualcosa che non conosceva.

Scoprirà anche che il padre ha uno strano legame con un ex detenuto, che una volta scarcerato sarà ospite nella loro grande casa, fino a quando un evento inaspettato sconvolgerà l’ordine già precario delle cose. Da questo momento Nunziata cercherà di ritrovare il suo uomo, mentre Arturo lascerà per la prima volta la sua isola per andare alla scoperta di ciò che si trova al di là del mare, lo stesso mare che non aveva mai attraversato perché la sua unica certezza era quella che suo padre, prima o poi, sarebbe tornato a Procida.

Dal celebre romanzo di Elsa Morante, Damiano Damiani costruisce un racconto di formazione in cui il protagonista, chiuso nel rassicurante ventre materno della sua isola, all’interno della quale si muove con l’agilità di una capra sulla scogliera, scopre che il mondo degli adulti non rappresenta il punto di riferimento che ha sempre cercato. Vive solo in una grande casa, con un contadino che di tanto in tanto si prende cura di lui, nell’attesa del padre e dei suoi ritorni intermittenti, costruendo sogni evanescenti sulle avventure che potranno condividere. Rimane così sconcertato, a metà strada tra richieste mai esaudite dal padre, una solitudine che non sa più abitare, e una matrigna che gli parla con una tenerezza che non ha mai conosciuto ma che non può essergli né madre né amante.

La continua ricerca di una figura genitoriale che si dimostra assente e si disinteressa del figlio anche nei pochi momenti che passano insieme, che lo chiama Moro e non con il suo nome, che gli promette di partire con lui per un viaggio senza mai rispettare la parola data, che riserva ad altre persone e ad altre avventure la sua energia vitale, finiscono per far comprendere al ragazzo che la sua lunga attesa può avere termine.  

Il mondo che lo circonda e da cui non sa allontanarsi è costruito da elementi che configgono, affetti che non sono sufficienti per lasciarlo libero di esplorare. Senza un progetto, sapendo ciò che lascia ma non ciò che incontrerà, si imbarca per la prima volta per provare a conoscere il mondo, cercando altrove ciò che non è riuscito a trovare accanto a lui.