TRA FINZIONE E REALTA’
Padre e figlio nella vita reale, Liam Neeson e Micheál Richardson, interpretano un padre e un figlio che alla fine si costringono ad aprirsi e piangere la perdita della moglie / madre, morta in un incidente d’auto molti anni prima.
Proprio il fatto che gli attori hanno vissuto una tragedia simile quando Natasha Richardson, la moglie di Neeson e la madre di Richardson, è morta in un incidente sugli sci nel 2009, ha richiamato la mia attenzione su questo film.
Quell’esperienza di perdita vissuta nella vita reale è attraversata da alcune scene di Made In Italy in cui la coppia immaginaria padre e figlio finalmente affronta il dolore condiviso per la perdita di Raffaella, la moglie e la madre immaginaria del film.
IL VIAGGIO IN TOSCANA
Jack (M. Richardson) gestisce una galleria d’arte londinese, ma quando la sua ex moglie – in attesa di ricevere i fogli firmati del divorzio – decide di vendere la galleria, decide di trovare un modo per rilevarla.
Parte cosi in viaggio con suo padre fino in Toscana per andare a vendere la villa appartenuta alla famiglia della sua defunta madre. Durante il viaggio emerge come i due non abbiano mai comunicato tra loro ed anche le domande superficiali cadono nel vuoto.
Dopo anni di abbandono, la casa è in stato di decadenza. Per venderla saranno costretti a fare dei lavori di ristrutturazione. Da subito si fanno notare una parete con colori forti ed una stanza chiusa con il lucchetto.
PARLARE DEL PROPRIO DOLORE
La figura femminile di Natalia giovane cuoca italiana, proprietaria di una trattoria, di cui Jack si innamora, ha la funzione di far emergere la storia dei due protagonisti maschili, di dare parole alla loro storia ed ai sentimenti a lungo repressi.
Natalia accoglie la sofferenza di Jack, che afferma”Non credo di sapere come soffrire”, ed anche quella del padre Robert, che le racconta che dopo la morte della moglie ha mandato Jack in collegio per tenerlo lontano da tutti i ricordi di sua madre. Le dice anche che da quando Raffaella è morta, non poteva guidare e non poteva dipingere. L’ultimo dipinto è la parete della villa, in cui Robert ha dato forma ed espressione al suo dolore.
Nella porta con il lucchetto invece il figlio troverà lo spazio di lavoro di suo padre: tutto l’arredo della casa, i giochi della sua infanzia ed i quadri di lui e la madre. Perché il padre ha rinchiuso la sua infanzia e tutti i suoi ricordi in quella stanza? Per Robert quello era il modo più veloce per togliere il figlio dal dolore, mentre Jack manifesta la sua rabbia per averlo allontanato e non avergli parlato della madre.
Padre e figlio, hanno tenuto per molti anni le loro emozioni congelate, sono andati avanti nella vita, ma hanno davvero superato la loro perdita?
I due parlano della moglie/madre per la prima volta: condividono ricordi, anche quelli legati al giorno dell’incidente.
La ristrutturazione della casa, un tempo amata e piena di ricordi felici, si sostituisce al riparare un rapporto familiare da anni bloccato emotivamente. Ed anche il dipinto del dolore, può essere sistemato a due mani e contemplato insieme.

QUALCHE RIFLESSIONE DAL PUNTO DI VISTA PSICOLOGICO
La perdita di un genitore è un evento tragico, e maggiormente difficile per un bambino, che non possiede strutture mentali ed affettive per fronteggiare una situazione cosi travolgente e mina il suo senso di sicurezza (i genitori sono invincibili per un bambino).
Il genitore superstite ha un compito molto difficile: elaborare la perdita del partner, ma anche aiutare l’espressione del dolore del figlio. e fornire rassicurazione, nelle situazioni in cui i figli possono avere paura che anche l’altro genitore possa morire.
Non si può chiudere fuori il dolore o trovare delle strade per i figli, come ha fatto Robert nel film. E’ importante esserci, garantire affetto e comprensione, permettersi di chiedere aiuto, di vivere la perdita e di esprimere le emozioni ad essa legate.
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