Marx può aspettare di Marco Bellocchio mette a nudo le fragilità di una famiglia che travolge silenziosamente la vita di tutti i suoi componenti.
Marx può aspettare di Marco Bellocchio è uno dei film più difficili che un regista possa decidere di girare.
È evidente in questo documentario la necessità di trovare una ragione su un gesto, che non ha mai nulla di ragionevole.
È evidente l’urgenza di svelare il segreto, il mito familiare, che vede tutti sconfitti e su cui sette fratelli hanno con più o meno consapevolezza costruito le loro vite.
È evidente come la necessità di smascheramento, mai di assoluzione, si intersechi nei passati film di Bellocchio, che appaiono a tratti, profondamente segnati da una infanzia difficile tra esaltazione religiosa, follia e morte.
Ne emerge un racconto intimo tra fratelli costretti questa volta a guardarsi negli occhi e a ricordare quella solitudine di vite sorde al calore familiare e concentrate esclusivamente nel proprio destino.

Appaiono filmati e foto d’epoca che attraversano una parte fondamentale della storia d’Italia e che fanno da sfondo al tempo che passa e alle scelte di ognuno.
Appaiono persone alle quali il regista sembra chiedere risposte impossibili, ed è così che vediamo sullo schermo lo psichiatra Luigi Cancrini. Con lui la famiglia diventa l’atomo fondamentale dove i silenzi, i segreti, i miti familiari non salvano nessuno. Dove se non ci si guarda negli occhi svelandosi con affetto e ascoltandosi nelle reciproche fragilità se ne esce vinti, dove i più fragili e sensibili alcune volte, se non ascoltati e accolti non ce la fanno e si perdono.
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