Un film del 2012 diretto da Wes Anderson, con un cast davvero eccezionale: Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances Mc Dormand, Tilda Swinton e con la partecipazione straordinaria di Harvey Keitel.

Inizio questa recensione con una citazione tratta da un bellissimo libro che vi consiglio come lettura per l’estate: “Elogio della fuga” di Henri Loborit

Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama Desiderio

Nella recensione troverete, inoltre, alcuni consigli di film da vedere per questa estate sempre di Wes Anderson:

Il treno per il Darjeeling
Le avventure acquatiche di Steve Zissou
I Tenenbaum
Grand Budapest Hotel

La storia si svolge in un’isola nel New England, nel 1965 e narra essenzialmente della fuga di due adolescenti, Sam Shakusky e Suzy Bishop, entrambi emarginati rispetto ai loro contesti di origine. Intorno alla loro fuga si mobilita tutta la comunità: da una parte il capo scout con i ragazzi del Campo Ivanhoe, dall’altra la polizia locale e la famiglia di Suzy, con l’intervento – ad un certo punto – di Servizi Sociali, visto che la famiglia affidataria di Sam dichiara di non desiderare il suo ritorno a casa.Il film ha l’architettura precisa e al tempo stesso magica che è il tocco di classe di Anderson.La fuga nel film rappresenta lo snodo di un percorso di formazione dei due giovani fuggiaschi e, di riflesso, di tutta la comunità. Sembra proprio, in questo contesto, che il percorso lungo l’antico sentiero dei Chickchaw che i protagonisti intraprendono rappresenti un viaggio metaforico alla scoperta di sé e dell’altro.Durante la loro fuga si scatena inoltre un violento nubifragio, che richiama espressamente il diluvio biblico, pericoloso e salvifico. Possiamo considerarlo, sul piano psicologico, la metafora di una rivoluzione necessaria all’interno della comunità, la proposta di un nuovo ordine, in cui si soppiantano le menzogne narcisistiche e borghesi del collettivo in favore dell’amore e della libertà che incarnano gli adolescenti fuggiaschi.