Non dimenticherò mai certe scene dei film che guardavo da bambino. L’eccitazione e la felicità oltre le parole erano come un sogno. I film ci accompagnano mentre cresciamo. I sogni ci accompagnano per tutta la vita. C’è sempre un film in particolare che si ricorda per tutta la vita, e forse non solo il film stesso, ma anche il tipo di aspettativa che cattura… un desiderio di guardare le stelle. “One Second” è dedicato a tutti coloro che amano i film. (Zhang Yimou)
In un tempo nel quale la disponibilità di vedere un film, una serie tv o qualsiasi altro video è praticamente immediata e quasi illimitata, grazie alle piattaforme streaming, questo film ci racconta della bellezza e della fascinazione che può dare anche un singolo fotogramma.
Il 16 Dicembre uscirà al cinema il nuovo film del maestro cinese Zhang Yimou.
Il regista ha firmato molte opere importanti tra le quali “Lanterne rosse”, “Hero”, “Sorgo rosso”, “La foresta dei pugnali volanti” e il bellissimo “Lettere da uno sconosciuto”, che consiglio di vedere assolutamente.
One second è ambientato in Cina negli anni della Rivoluzione Culturale. Zhang Jiusheng fugge da un campo di lavoro per poter assistere alla proiezione di un cinegiornale in cui, per un solo secondo, può rivedere la sua amata figlia. La pellicola però viene rubata da una giovane orfana vagabonda.
Questo film è prima di ogni cosa un grande omaggio al cinema, che prima di lui era riuscito ad evocare, forse più di altri, Giuseppe Tornatore nel suo film, premio Oscar come miglior film nel 1990: “Nuovo cinema paradiso”.
La storia è ambientata in un tempo in cui vedere un film non era per nulla scontato, “Pizze” cinematografiche che viaggiavano non su piattaforme iper-tecnologiche ma trasportate alla buona, sempre con il rischio di rimanere danneggiate. La belletta sta soprattutto nella partecipazione dall’intera comunità, che nel film si trasforma anche in un grande lavoro di squadra che coinvolge tutti, soprattutto quando ci sarà la necessità di pulire una pellicola sporca di terra.
Una sgangherata sala cinematografica, dove il proiezionista è considerato un semi Dio, per la magia che ha il potere di evocare; sebbene prodotti di propaganda, questi film sono capaci di trasportare gli spettatori verso quell’universo straordinario che solo il cinema riesce ad evocare.
Il film è l’evento che tutta la comunità attende, una visione che coinvolge concretamente anche il corpo degli spettatori che partecipano cantando, coinvolgendosi profondamente nella storia e partecipando come se fosse una grande festa, un Capodanno!
Il protagonista affronta un vero e proprio viaggio dell’eroe non tanto per vedere il film, ma il cinegiornale numero 22, proiettato prima della visione, nel quale per un solo secondo apparirà sua figlia impegnata a trasportare sacchi di farina. Una figlia che lo ha rinnegato quando lui è stato arrestato per rissa e condotto nei campi di lavoro.
E qui entra in gioco il secondo grande tema affrontato dalla pellicola: il desiderio di un padre che vuole rivedere la figlia, anche se solo per un secondo e solo attraverso lo schermo, anche in questo caso potente strumento che può farci entrare in contatto con qualcosa di prezioso sebbene lontano. Un desiderio che nello stesso tempo viene vissuto attraverso il rapporto conflittuale con una giovane orfana che ruba la pellicola del cinegiornale per farne un paralume che il fratello piccolo ha bruciato. Un paralume che deve assolutamente restituire a dei ragazzi bulli che perseguitano lei e il fratello, costretto a non uscire di casa per paura.
Si crea così un bellissimo rapporto di amore e odio tra il protagonista Zhang e la ragazza, che in quanto orfana viene chiamata semplicemente orfana Liu. Una bambina alla quale Zhang, sebbene con i suoi modi bruschi e violenti, restituisce dignità.
Infine, un terzo aspetto che fa da cornice a tutta la storia: le bellissime immagini di un luogo desolato, desertico, dai colori tenui che rilassa la mente prima ancora che il corpo. Una fotografia che fa da incipit a tutta la storia e ci predispone ad entrare in quella magia, di partecipare e ricordarci che un film non è solo un prodotto del mercato, un bene da consumare frettolosamente, ma una vera e propria esperienza di trasformazione.
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