A me il film è piaciuto tantissimo, credo e spero che vincerà qualche Oscar, non ho visto tutti i film del 2023 che potrebbero concorrere con Nolan però almeno l’Oscar come miglior attore protagonista sarebbe quasi dovuto!
Mi è piaciuto perché si muove, come ormai Nolan ci ha insegnato, su più livelli temporali, sottolineati dal colore e dal bianco e nero. Se qualcuno si aspettava un film particolarmente emotivo sarà sicuramente deluso.
Segue tutta la vicenda della costruzione della prima bomba atomica con gli occhi del protagonista, uno scienziato con lo sguardo di ghiaccio, ciclotimico, che comprende l’importanza di arrivare prima dei nazisti, anche spinto dalle sue origini ebraiche.
L’America parte in ritardo con la ricerca rispetto alla Germania, ma ha un grande vantaggio: molte delle menti più brillanti d’Europa sono fuggite dalla Germania nazista e si trovano proprio negli Stati Uniti. Hitler in questo, fortunatamente per la storia, è stato parecchio ingenuo, credeva nella scienza ma evidentemente non abbastanza sugli uomini e donne che la portavano avanti.
La dimensione temporale si muove su più livelli, due in particolare: il periodo della sperimentazione e quello successivo nel quale Oppenheimer si trova a difendersi di fronte ad una commissione per i suoi legami passati con il comunismo e per alcune sue idee contrastanti sullo sviluppo delle armi nucleari.
Lui ha un’intuizione che la storia ci ha rivelato corretta, almeno fino ad oggi: se due grandi nazioni come gli Stati Uniti e la Russia possiedono armi di distruzioni di massa questo creerà un equilibrio che eviterà una guerra atomica. La descrive bene con la metafora di due scorpioni che si combattono dentro ad un contenitore, uno può sicuramente uccidere l’altro ma il rischio sarà sempre che possa morire anche chi colpisce per primo. Questo è il motivo per cui usa tutta il suo potere e le sue capacità per costruire la bomba atomica ma non vuole assolutamente che la ricerca si muova anche alla costruzione della famosa bomba H, la bomba ad idrogeno che potrebbe diventare un’arma quotidiana di distruzione di massa.
Fin qui il discorso sembra lineare, scientifico: bisogna arrivare prima dei Nazisti, forse la bomba metterà fine alla guerra nel Pacifico, molte vite saranno risparmiate, almeno quelle dei soldati americani ecc. ecc. Ma poi arriva la coscienza, l’etica, il senso di umanità di molti scienziati che hanno più o meno partecipato al progetto, primo fra tutti Einstein che da fuori ne intuisce tutti gli effetti catastrofici.
C’è una scena bellissima, a mio avviso la più efficace del film, sono certo di non spoilerare nulla se la descrivo. La bomba è stata lanciata su Hiroshima e Nagasaki, lui lo apprenda da un discorso del Presidente alla radio. Sono ancora tutti a Los Alamos, nel Nuovo Messico. L’impresa è un successo, tutto il personale di Los Alamos lo attende trionfante in una sala, lui sale su un palchetto e pronuncia un breve discorso sul successo dell’impresa, tutti esultano, gridano, battono i piedi sulle tavole di legno a terra, ma tutto questo chiasso si trasforma in un potente rumore di guerra, sembra un attacco aereo, lui si muove tra la folla e invece che vedere i suoi colleghi felici li vede con gli occhi di un uomo che si aggira tra le macerie di Hiroshima e Nagasaki, persone morte a terra, carbonizzate, persone sofferenti, silenzio, tutto si trasforma in morte. Sottolineata da una frase tratta da un versetto di Krishna:
“Sono diventato morte, distruttore di mondi”.
Nel film ci sono pochi effetti speciali che il regista ha voluto costruire senza l’impiego dei computer e tutta la storia è sottolineata dalla musica, dai rumori. Ecco perché vi consiglio vivamente di andarlo a vedere al cinema.
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