Si può raccontare l’esperienza della poesia in un film? Si può fare senza cedere alla lusinga di costruire un apologo, non privo di intenti didascalici?

Regia di J. Jarmusch (2016) Attualmente presente su Amazon Video Prime

In Paterson la vita scorre lenta e ripetitiva, gli orari che scandiscono l’esistenza del protagonista e della sua giovane moglie sono sempre gli stessi, eppure è proprio lì, nella semplicità di azioni ripetute centinaia di volte che si annida la rivelazione. E alle volte questa epifania non ha alcun tono sacro e melodrammatico, ma si insinua nella quotidianità più scontata e ovvia.

Paterson è il nome di una cittadina del New Jersey ma è anche il nome del protagonista, un autista sognante e di pochissime parole. Porta con sé il suo taccuino (il Taccuino segreto) dove annota, registra, sperimenta, associa parole, e lo fa la mattina presto, prima di cominciare la corsa con l’autobus, ma è quando si trova di fronte alla cascata della città che gli opposti trovano la loro risoluzione e composizione, è nella contemplazione dei movimenti dell’acqua che la parola trova il modo di smussare tutte le asperità della vita.

Paterson ha una moglie vivacissima, che insegue una sua ossessione cromatica che riproduce soprattutto negli ambienti di casa dove bizzarre geometrie in bianco e nero prendono vita. Con loro vive Marvin, il cane dispettoso e geloso con il quale Paterson cammina nella cittadina sul far della sera. L’autobus incede per le strade della città, mentre l’autista intercetta scampoli di conversazione, creando associazioni e connessioni.

Paterson trasforma i sogni che la moglie Laura gli racconta la mattina facendoli diventare la trama stessa della sua esperienza del mondo; quando lei gli dice di aver sognato dei gemelli, lui comincia a vederli ovunque.

E questa è un’intuizione straordinaria, un po’ come se la realtà nascesse dalle parole delle persone che amiamo.

Pian piano lo sguardo di Paterson compone un mondo, che la regia minimalista ma fortemente ipnotica e suggestiva di Jarmush ci restituisce nelle sue trame misteriose e anche grottesche. Nel mondo di Paterson non succede nulla, eppure l’esperienza sembra attraversata da un’inquietudine che è come un’increspatura dell’acqua. Nelle visioni del giovane autista poeta, taciturno e gentile, alla ripetitività delle azioni sembrano contrapporsi la vorticosità e il perenne vitalismo dell’acqua. Niente può davvero rapprendersi in una forma, in un concetto univoco, ma tutto, appunto, fluttua. Nel mondo Paterson non c’è alcun bisogno di declamare nulla, ma solo la ricerca di un’amorevole distaccata compassione verso la vita.