Patrick Melrose, miniserie televisiva britannico-statunitense del 2018 tratta dai romanzi di Edward St Aubyn, I Melrose.
Abuso: uso eccessivo, illecito o arbitrario di qualcosa.
Cinque puntate che lasciano senza fiato. Raccontano la storia di Patrick Melrose interpretato dal brillante Benedict Cumberbatch, un giovane tossicodipendente disperato, proveniente da una famiglia dell’alta borghesia britannica. Le puntate regalano una carica emotiva non indifferente, la sceneggiatura ma anche i colori, le scene e i silenzi trasmettono l’angoscia, il dolore, la devastazione e il tormento da cui il protagonista cerca disperatamente di fuggire e da cui non riesce a trovare pace.
I problemi tra Patrick e suo padre, un padre sadico, quasi disumano, David Melrose, sono l’origine del male che lo accompagna da tutta la sua esistenza; un rapporto difficile, che lo segna profondamente.
Sua madre, Eleanor, di nobili origini è una donna che tutti amano, che tutti descrivono come una santa, una figura a cui rivolgersi per ogni evenienza, una persona generosa e speciale. Peccato che l’unica persona non sia mai stata in grado di proteggere, per la quale non avesse mai lottato e per cui non avesse rappresentato un punto saldo, fosse proprio Patrick!
Sono tante le tematiche trattate nella serie, argomenti provanti come le violenze, le dipendenze, il tradimento, l’eutanasia volontaria e il suicidio, tutti però riconducibili all’abuso, tema centrale e affrontato in ogni possibile forma. L’abuso da sostanze, l’abuso sessuale, l’abuso di potere, l’abuso della propria libertà di scelta, di parola, l’abuso di conoscenza, l’abuso di danaro.
Sono altrettanti i momenti in cui Patrick sembra riuscire a reagire, sembra essere giunto ad un punto di svolta, sembra avercela fatta, prima però di crollare nuovamente e costantemente e mettere in atto una serie di comportamenti autodistruttivi.
Patrick sembra camminare sempre sul filo del rasoio e perdere continuamente l’equilibrio.
Nonostante le forti resistenze, una delle persone che rappresenterà una salvezza per Patrick sarà il suo terapeuta e in generale la terapia. Grazie alla quale Patrick potrà iniziare a sentirsi capito, ad avere un confronto e ad aprirsi.

Per qualche tempo Patrick riuscirà a vivere una certa normalità. Sposerà Mary, che in un modo o nell’altro non lo lascerà mai solo e con la quale avrà due bambini. È proprio la nascita dei figli a risvegliare in Patrick i ricordi e gli annessi conflitti che la figura paterna rappresenta per lui. L’essere padre genera in lui una nuova crisi, forse non si sente all’altezza, forse non sa come esserlo o forse teme di poter essere il mostro che suo padre era stato con lui e in alcuni momenti rischia davvero di esserlo diventato.
“È estenuate, non sarebbe più semplice odiarli e basta?”
Così gli chiede Julia, sua vecchia amica e amante, durante un interessante confronto, a cui Patrick risponde:
“Sì ci ho provato con mio padre.. non serve. La verità è che provo di tutto, disprezzo, pietà, rabbia, terrore e tenerezza.”
“Tenerezza?”
“Al pensiero di quanto fosse infelice. E anche mia madre.”
Questo dice molto sulla prigione interna di Patrick e su come non ci si potrà mai del tutto liberare dalle proprie figure genitoriali. Un figlio continuerà a provare un grande conflitto e a chiedersi perché qualcosa che dovrebbe essere così naturale come l’amore genitoriale, possa trasformarsi in qualcosa di totalmente brutale e innaturale.
Significativo l’intervento finale di un gran personaggio del film, Nicholas Pratt, amico intimo di suo padre e ultima persona ancora in vita a ricordargli la sua disfunzionale e problematica famiglia.
“Anche in quest’epoca degenerata di confessione e di lamentela, quando l’incomprensibile vocabolario freudiano si svuota su ogni conversazione come l’aceto su un giornale pieno di patatine bisunte, alcuni di noi scelgono di non farlo! Come se non fosse stato già abbastanza ridicolo che ogni bambino dovesse essere dotato, ora devono essere anche malati. Un tocco di Asperger, un po’ di autostima, la dislessia infesta i parco giochi. Poveri cosetti.”
Anche qui torna il tema dell’abuso, il dover necessariamente dare un nome a tutto, trovare una diagnosi, trovare il problema, perché in ogni caso un problema deve esserci.
Ma perché questa necessità di dover sempre abusare, esagerare ed esasperare qualsiasi cosa? Per colmare un vuoto? Per trovare un significato?
“Non esistono facili conclusioni sul significato della vita”
ma “Puoi arrivare a quello che ha significato per te”
iscriviti alla newsletter di cinema e psicologia!
PILLOLA AZZURRA NIENTE NEWSLETTER. PILLOLA ROSSA: VEDRAI QUANTO È PROFONDO IL SITO DI CINEMA E PSICOLOGIA
Riceverai direttamente al tuo indirizzo e-mail:
• Le liste dei film suddivisi per tematiche psicologiche
• Psico-Recensioni di film in uscita
• I prossimi eventi di cinema e psicologia
Grazie per la tua sottoscrizione!