Pellegrini (Lituania, 2021). Regia: Laurynas Bareisa. Interpreti principali: Gabija Bargailaite, Giedrius Kiela, Paulius Markevicius, Jolanta Dapkunaite, Zygimante Jakstaite

Alla Mostra del Cinema questa pellicola ha vinto il Premio Orizzonti per il miglior film.

L’elaborazione di un lutto può assumere forme, tempi e modalità diverse, attivando meccanismi di difesa disparati. Le cinque fasi di preparazione alla morte elaborate da Elizabeth Kubler-Ross sono un’ottima chiave di lettura per provare a dare un senso e una collocazione a qualsiasi tipo di perdita, anche quella di un fratello e un fidanzato.

Matas, fratello di Paulius e ragazzo di Indre, è stato ucciso a seguito di una rissa quattro anni prima: il colpevole è stato catturato e il processo si è concluso con la sua condanna all’ergastolo. Ma per Paulius la giustizia degli uomini non è sufficiente a dare un senso a quanto accaduto. Così quando Indre torna a Vilnius si accordano per visitare insieme gli ultimi luoghi dove Matas era stato prima di essere ucciso.

Paulius ha un piede ingessato ed è Indre a guidare l’auto che li conduce prima in aeroporto, dove la vittima era atterrata di rientro da un viaggio, poi in un locale dove vorrebbero parlare con la ragazza che per ultima ha visto Matas e gli ha servito da bere.

Visitano appartamenti, fingendo di essere una coppia che vuole comprare casa, e durante questi sopralluoghi provano a mettersi nei panni di Matas: cosa aveva provato, legato e chiuso in cantina, poi portato in giro come un trofeo, nascosto nel bagagliaio di un’auto ed esibito ai ragazzi ubriachi di una festa,

Molti hanno visto, ma tutti avevano sottovalutato quanto stava accadendo: per evitare la morte di Matas sarebbe stata sufficiente una telefonata alla polizia, o anche solo liberare il prigioniero prima che la situazione precipitasse. Con le testimonianze del processo impresse sullo schermo del telefonino, Paulius rivive la via crucis del fratello; e minacciando coloro che, avendo già testimoniato in tribunale, non hanno più alcuna voglia di raccontare la stessa storia, cerca di stabilire un’altra verità, quella che accusa tutti gli ignavi che hanno attraversato la strada di vittima e assassino senza fare niente.

Da una parte chi vuole dimenticare, dalla parte opposta chi è spinto a ricordare, tirare fuori dal passato ogni attimo di quella vicenda. Paulius è violento, minaccioso, aggressivo quanto Indre invece cerca il dialogo per provare a comprendere i motivi di chi si è girato dall’altra parte.

I luoghi in cui si fermano a parlare con i testimoni sono quelli di una qualsiasi periferia: senza nome e senza anima, luoghi di passaggio accanto a strade, parcheggi, discariche. Non sono periferie pasoliniane: c’è verde, arredo urbano, persone con auto e lavoro, una vita dignitosa. La miseria economica si è trasferita in quella della comunità: dispersa in rivoli di alcol e superbia, risentimento ed egoismi, in cui la sorte dell’altro da sé non vale un minimo di attenzione, un dubbio, un pensiero.

Ma al termine del loro peregrinare, dopo aver scoperto le verità che cercavano, Indre sente smuovere qualcosa dentro di sé. Il figlio che aspettava da Matas, e di cui si è liberata dopo la sua morte, è tornato alla superficie dei suoi pensieri nel momento stesso in cui ha scoperto che la compagna di Paulius sta aspettando un bambino. Il compagno di viaggio che credeva chiuso nel proprio dolore è capace di creare qualcosa di nuovo, vivo, una promessa di futuro che a lei è stata negata. Allora sarà lei a lasciarsi andare, affondando lentamente nel tempo spento della fine del loro viaggio, nelle sabbie mobili di ricordi troppo dolorosi per essere guardati davvero.

Non sappiamo in quale delle cinque fasi (negazione – rabbia – negoziazione – depressione – accettazione) si trovino i due protagonisti quando partono i titoli di coda. Catalogare il punto d’arrivo dandogli un nome può essere un modo per segnare un punto fermo. Ma forse il loro processo di elaborazione, così differente per tempi e modalità, continuerà per tutta la vita.

Il regista scandaglia le stazioni di questo viaggio tra luoghi dimenticati e persone che vogliono dimenticare con una sensibilità non comune. Ciò che appare, la cronaca, è solo la quinta di ciò che avrebbe potuto essere con un semplice scarto della storia. Parafrasando il testo di una canzone di qualche anno fa, si potrebbe dire che il talento è stato quello di raccontare come normale una storia speciale.