Piccolo Corpo di Laura Samani. Uscita nelle sale 2021
Il film è ambientato in un paese di pescatori del Friuli agli inizi del Novecento. Qui la giovane Agata dà alla luce una bambina già morta.
La dura e ancestrale legge del paese (che è poi di fatto anche quella della Chiesa) prevede che, essendo nata morta e non avendo mai respirato sulla terra, non abbia di fatto diritto a un nome. Ma la giovane ne è straziata; in lei matura la determinazione di darle sepoltura in un luogo sacro dove sono raccolti i corpi dei bambini senza nome. Solo così il passaggio di questo piccolo corpo non sarà avvenuto invano perché tutti hanno diritto a lasciare una traccia di sé. L’intero suo corpo di giovane madre si oppone alla legge, quasi come se fosse una piccola Antigone pronta a far valere il diritto all’umanità contro la barbarie.
Si recherà in questo santuario miracoloso da sola e ancora dolorante intraprenderà un viaggio durissimo fra forre e paesaggi brulli, fra pericoli di ogni genere, fra cui anche quello di imbattersi in banditi disposti a tutto. Ma non c’è alcun ostacolo in grado di indebolire la decisione di Agata. Quando poi lungo la strada incontra Lince, creatura particolare, una sorta di creatura di dei boschi priva di genere, le loro strade si incrociano per sempre.
Piccolo corpo racconta una storia di legami indissolubili che nessuna convenzione sociale, anche se plurisecolare, riesce a scalfire.
Il film si impone perché mette in primo piano lo strazio del corpo su cui sono incise le nostre esperienze che lo trasformano in una mappa che segna la nostra storia, che è sempre individuale e collettiva al contempo.
Questo film, attraverso paesaggi resi con un’intensità pittorica, accompagna Agata dall’ambiente del mare a quello delle aspre montagne, come se la sua esperienza diventasse sempre più dura e impervia. I legami, anche quando agli altri appaiono volatili e inconsistenti ( “avrai altri figli” le viene infatti detto da un gruppo di anziane nella parte finale del film) sono invece radicati dentro di noi anche quando chi amiamo non c’è più. Il legame della madre e della figlia è, infatti, l’intero filo conduttore della storia dove i silenzi suggeriscono e gli scarni dialoghi colorano di intensità crescente l’interiorità dei due personaggi
Il film ha una fotografia che sembra parlare, come se il viaggio fosse dentro e fuori della ragazza, come se il corpo segnato dal parto e lo stato fusionale con la bambina fossero in correlazione con la natura ingovernabile e spietata. C’è infatti in questo film una spietatezza dolente, ma anche la forza dell’energia pulsante della gioventù che non ammette di essere manipolata.
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