Romance (Italia, 1986). regia: Massimo Mazzucco. Interpreti principali: Walter Chiari, Luca Barbareschi, Julia Hiebaum, Patrizia Fachini, Regina Nitsch.
“Ho pensato tantissimo al giorno in cui ci saremmo visti, ma ora che siamo qui sembra che non succeda abbastanza”.
Giulio è un uomo anziano che vive in una baita, Andrea il figlio trentenne in giacca e cravatta che arranca sui sassi del sentiero per andare a trovarlo. Non si vedono da anni. Giulio ha un maglione stazzonato, la barba di qualche giorno e i capelli arruffati. Si osservano, si chiedono e nessuno dei due sa rispondere. Il padre, alla domanda “Cosa vuoi da me?”. Il figlio, alle parole “Ti ricordi?”.
Inizia così, con un incontro di silenzi in un ambiente freddo e disadorno, il viaggio di un padre e un figlio che non si sono mai davvero conosciuti: Giulio aveva abbandonato la moglie e viveva con un’altra donna, per la cui figlia era stato una presenza importante. Ci parlava, si confrontava, aveva saputo porgerle i propri pensieri senza invadere i suoi. Andrea era cresciuto senza padre e forse anche per questo era finito in un matrimonio borghese, la chiesa piena di fiori, tanti invitati e poi due bellissime figlie bionde.
Entrambi adesso vorrebbero sapere chi è davvero l’altro. La strada che faranno insieme li porterà verso la città dove vive Andrea, attraverserà hotel sul lago e autogrill, cimiteri e moli di pescatori, sostando nell’appartamento del figlio e nella casa di riposo dove la madre ha ormai dimenticato ogni traccia del proprio passato. Si scopriranno alla fine del viaggio più simili e più vicini, e ognuno riprenderà la propria strada.
Walter Chiari era tornato al cinema dopo molti anni di assenza e questo film era l’occasione giusta per il suo riscatto. Il ruolo del padre gigione e distratto, sempre pronto a intonare un motivo per divertire il figlio o eludere una domanda, era perfetto per le sue corde. Alla mostra del cinema di Venezia tutti si aspettavano che la coppa Volpi per il miglior attore sarebbe stata assegnata proprio a lui. Invece, tra la sorpresa della platea, fu premiato Carlo Delle Piane per la sua interpretazione del film Regalo di Natale. Molto è stato scritto su questo presunto scippo, fermandosi sempre alle modalità con cui accadde. Come se a ognuno di noi, tradito in qualche modo (da un collega, un amico, un partner) fosse in qualche modo dovuto un risarcimento a compensare le nostre sofferenze.
Invece è stato un altro il pensiero a rileggere quella vicenda, qualcosa che accomunava quei due film: musiche, luci, fotografia, insomma l’involucro, apparivano decisamente artigianali, al giorno d’oggi improponibili. La cura formale di un prodotto filmico è ormai un prerequisito per accedere alla grande distribuzione, un tassello senza il quale la storia non sta in piedi. Una volta non era così: bastava una sceneggiatura forte e tutto il resto, il vestito su cui veniva cucita la storia, passava in secondo piano.
In Romance le dissonanze narrative sono profonde. In una scena si vedono le immagini in b/n di un filmino porno d’epoca; il montaggio alterna poi Giulio assorto davanti alla parete della camera su cui vengono proiettate e, pensieroso, appoggiato alla finestra mentre osserva il traffico sottostante. Un altro filmino muto in b/n, più tardi, mostra Andrea piccolo che gioca con la madre, mentre le voci del padre e figlio di oggi si scontrano in nuove incomprensioni. Ma più limpida di tutte a raccontare lo scollamento tra i segmenti della propria esistenza è la scena in cui, nella camera d’albergo della turista conosciuta poche ore prima, i due si spogliano seduti sul letto. Mentre lo fanno in silenzio, la voce fuori campo di Andrea, al telefono con le bambine, dice loro che non può rientrare per problemi di lavoro, ma che vorrebbe tanto essere a casa con la mamma.
Cosa rimane sullo sfondo e cosa invece in primo piano in queste vite che si sono allontanate nel tempo fino a non conoscersi più? Le scelte del figlio sono sempre una conseguenza delle mancanze del padre? Perché un trentenne in carriera, con un buon lavoro e una moglie che lo ama, cerca l’avventura di una notte? Come fa a tenere insieme l’amore per le figlie e il desiderio per una donna appena conosciuta? Le parole vanno da una parte, i gesti dall’altra, e cosa rimane dentro di lui?
Forse una risposta a questo caleidoscopio di domande la può fornire il mondo femminile, lasciato ai margini della narrazione nel suo perenne ruolo ancillare. Se usciamo dall’ottica fissa puntata sulla coppia padre-figlio e ampliamo l’angolo di campo alle figure di contorno, scopriamo un universo in cui i due uomini si rispecchiano in continuazione. Per cercarlo, fuggirlo, accoglierlo, amarlo, un mondo femminile che pervade come un fondale questa storia di maschi. Rapporti appena accennati ma che sono il vero piano di confronto tra i due uomini, una pietra di paragone capace di definire la loro fragilità.
Ricomporre tutti questi frammenti consente ai due uomini di prendere finalmente coscienza della propria fragilità e tornare alle vite precedenti con una consapevolezza diversa e, forse, con un senso di pace che prima non avevano saputo trovare.
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