LA TRILOGIA DELL’APPARTAMENTO DI ROMAN POLANSKI – 2

“Dio è morto, solo Satana vive nel mondo!!!! (scena finale)

ROSEMARY’S BABY (1968) di ROMAN POLANSKY

Dr. Faust e la borghesia mefistotelica:

La leggenda del Dr. Faust, o anche Faust, un dotto del 
medioevo che cedette l’anima a Mefistofele per ottenere la conoscenza di arti magiche, è stata la base di racconti, rappresentazioni cinematografiche e teatrali dei secoli a venire, fino ai giorni d’oggi, anche se quelle maggiormente conosciute restano le opere di Johann Wolfgang Goethe e di Thomas Mann. Opere anche molto diverse tra di loro, differenti o per il profilo soggettivo (musicista, scrittore, etc.) di colui che vendeva la sua anima, o per il racconto in sé.
La leggenda di Faust è anche il fulcro geniale del capolavoro, tratto da un romanzo, di Roman Polansky, sebbene con due profonde, e nel contempo, inquietanti varianti.

La prima impressione che si trae dalla visione del film (poi confermata dal prosieguo di oltre 2 ore) è una rappresentazione acida, surrettiziamente ma mai apertamente critica, sempre lucida, mai di opposizione frontale, nei confronti della borghesia benestante, newyorchese in questo caso. 
Una borghesia soprattutto anziana, in contrapposizione ai due giovani protagonisti del film, Rosemary e Guy Woodhouse, rappresentati da una dolce Mia Farrow, giovane sposa desiderosa di maternità, e dal marito, John Cassavetes, attore di teatro poco conosciuto.

Ma borghesi, oltre all’ambiente, sono soprattutto gli atteggiamenti, le movenze, comprese quelli dei due protagonisti,, tra cui primeggia l’eccentricità curiosa ed invadente di Minnie, una vicina di casa, e il convenzionalismo dialogico dei soggetti che nel palazzo vivono attorno ai due giovani sposi.

Rosemary, intanto, scopre di aspettare un bambino. Si ricorda, allora, di aver sognato di essere stata posseduta, in un rito satanico, e alla presenza di molte delle persone conosciute, da un essere non umano, animalesco. Contemporaneamente il marito viene a sapere di sostituire un attore, che ha perso improvvisamente la vista per una parte teatrale che Guy voleva assolutamente, ma non era riuscito ad ottenere. Solo la Dea Fortuna o altro?

Da questo momento assistiamo ad un lentissimo, ma efficacissimo, crescendo, privo di sussulti scenici, ma dotato di una capacitò magistrale nel far percepire allo spettatore, soprattutto attraverso le vicende della protagonista principale, l’atroce dilemma (che rimarrà tale fino alla fine) sull’anormalità di quella gravidanza e, in particolar modo, sulla realità di quello che sta vivendo.

Analogamente, muta l’atteggiamento di Guy: diviene sfuggevole, scontroso, lontano dalle esigenze della moglie.
E ciò fino alla psicosi, all’orlo della pazzia in cui precipita Rosemary, convinta, anche sulla base di alcuni indizi, di essere stata realmente, e non solo oniricamente, oggetto di un rito satanico finalizzato ad uccidere il bambino. Neonato che nasce, ma poi viene dato subito per morto. Fino al giorno in cui Rosemary sente un pianto nell’appartamento confinante, e fruendo di un passaggio segreto entra in una stanza, dove vede la “borghesia” riunita, ed una culla completamente nera…..Rosemary si avvicina alla stessa e resta inorridita.

La parte finale dell’opera “è” l’opera stessa. Il suo culmine, La sua sintesi reale e soprattutto simbolica. Perché? 
In primo luogo le varianti alla leggenda del Faust. Il marito (che nella scena si nasconde, e guarda intimorito la moglie, consapevole dello squallore di cui è stato autore) non ha donato la sua anima al diavolo per ottenere il successo (derivato dalla cecità dell’altro attore), ma direttamente il corpo di sua moglie: ciò per consentire a Satana di concepire un bambino, che regnerà sul mondo.

In secondo luogo, la conclusione della contrapposizione eterna tra Dio e Satana, il Bene ed il Male: “Dio è morto, solo Satana vive nel mondo”. Ma chi è Satana, rappresentato dal figlio di Rosemary che governerà sul pianeta? E’ colei che ha reso possibile il concepimento e la sua nascita: la classe capitalistico-borghese. Quella che oramai ha relegato in un angolo la religione, conferendogli solo una mera veste formale, uccidendola e lasciando lo spazio al vero potere: il Dio Consumo, con il suo fascino attrattivo ed apparentemente aperto a tutti. Eliminata la religione, dominando il male, cosa resta all’uomo? La Natura.

A Rose(Maria?) viene chiesto, da un adepto di questa setta di streghe del XX° secolo, di allattare Lei stessa il bambino. E Rosemary “non può” fare diversamente: l’attrazione fondamentale ed universale della madre nei confronti del proprio figlio, sovrasta tutto, anche la consapevolezza di chi è il concepito.

Il miracolo supremo della Dea Natura, la maternità, si avvera, pur nella triste consapevolezza del futuro che potrebbe attendere l’umanità.