L’esistenza raccontata a tempo di musica, il nuovo film Disney Pixar di Natale.
Soul, anima. Ma anche “la musica dell’anima”, recita Wikipedia, nata “dalla fusione delle sonorità del jazz e del gospel con i modi della canzone pop”, le radici nere del rock ‘n roll, l’energia propulsiva scatenata in America negli anni cinquanta del secolo scorso.
Il film Disney Pixar di Natale, uscito puntuale il 25 dicembre, ci riporta lì, a quel tipo di vitalità, pur essendo chiaramente frutto di una nuova consapevolezza e di una modernità di pensiero addirittura sorprendente. Siamo con Joe nelle aule dei corsi di musica delle medie, dove la passione si scontra con il posto fisso e la “bolla” creativa con l’assicurazione sanitaria, siamo con un professore di mezza età, già brizzolato e con la pancetta che non pensa di nascondere, in balia di una madre giovanile quasi simpatica e delle sue amiche-
clienti del negozio di sartoria. Siamo in un mondo disordinato e faticoso che ci è da subito familiare: le strade affollate (come ce le ricordiamo e come le ritroveremo), gli abiti colorati, le nuvole bianche nei cieli tersi dei migliori paesaggi Disney, i ragazzini stonati ma determinati, il talento incerto e intimidito. E siamo alle soglie del successo, ad un passo dall’obiettivo, quella sensazione della meta quasi raggiunta, lo scopo della vita. Il desiderio più grande di Joe è suonare in una band, di fronte ad un pubblico e, grazie ad un suo ex allievo, ha finalmente l’opportunità di farlo: suonare insieme a Dorothea Williams, leggendaria saxofonista. L’audizione è andata bene, il professore di pianoforte ha stupito la famosa jazzista, è convocato per la serata, l’Half Note Jazz Club e Dorothea lo aspettano. Si tratta soltanto di trovare un abito adatto e di presentarsi puntuale al locale.
Naturalmente questo è soltanto l’inizio. Il giorno esatto della sua grande occasione, saltando di gioia per le strade di New York, Joe Gardner va incontro alla morte, cadendo in un tombino. Lo ritroviamo, o meglio, ritroviamo la sua anima con il cappello e gli occhiali, scivolare in direzione della Luce, in un Altro Mondo da cui cerca in ogni modo di fuggire. Ma recuperare la vita non è semplice e, mentre il suo corpo è in ospedale in attesa di essere rianimato, l’anima del pianista viene reclutata fra i mentori dell’Ante Mondo, il luogo in cui i non ancora nati si preparano all’esistenza terrena. La vera avventura è questa: aiutare 22, anima disincantata e cinica, a cui presta la voce Paola Cortellesi, a trovare la scintilla che le permetterà di nascere.
La genialità della sceneggiatura, la stessa di Up e Inside-Out, consiste nell’utilizzare temi noti e quasi abusati, come la ricerca del proprio scopo nella vita, gli obiettivi da raggiungere, il talento da non sprecare, le passioni da inseguire, utilizzare questi temi quasi soltanto per riavvolgerli e capovolgerli. Non è come vi aspettate, non è come vi hanno detto e ridetto troppe volte, così tante che avete pensato di essere voi incapaci di comprendere davvero, non è così, non eravate voi, non eravamo noi, era il messaggio a dover essere perfezionato, riaggiustato, meglio allineato con le nostre anime. Appunto. La riflessione sul senso della vita ci attraversa spesso nel corso della visione, meglio però non lasciarci ingannare e non confondere la “scintilla” con lo scopo, la dimensione poetica ed esperienziale del messaggio è quella che chiarisce ed avvicina all’essenza del vivere, come sperimenta la piccola 22 nel corso della sua avventura terrena.
Soul è anche un film sulla cooperazione: Joe non farà tutto da solo, ma incontrerà altre anime, alcune molto antiche (eppure non ancora nate), alcune appena abbozzate, alcune grigie e rassegnate. Qualcuna risvegliabile, come quella della mamma, per esempio.
Uno dei motivi centrali del film è l’esemplificazione chiara e lineare di quella che talvolta in azienda chiamiamo la “logica win-win”: letteralmente “vincente – vincente”, è una strategia in cui la valutazione delle opzioni e delle opportunità è orientata al raggiungimento del risultato migliore per tutti gli attori coinvolti, l’obiettivo è vincere insieme. Con la cooperazione, diversamente dalla sfida agonistica, il gioco non è a somma zero, se tu vinci io non perdo di conseguenza, ma vinco insieme a te, meglio, vinciamo soltanto se vinciamo entrambi. Meravigliosamente espressa nel film dal gioco di reciprocità che Joe e 22 mettono in scena: mentre lui la aiuta a trovare la sua scintilla, lei lo aiuta a capire il senso della vita, mentre assaporandole lei stessa, gli mostra il piacere delle piccole cose. La strategia win-win suggerita finisce per coinvolgere una moltitudine colorata di personaggi in perfetto stile Disney, che si muove disinvolta fra le varie dimensioni dell’Universo.
A far da guida, tentando di mantenere stabile l’ordine universale, sono i Jerry: personaggi bidimensionali che ricorderanno a qualcuno la vecchia Linea di Carosello. Anche i Jerry lavorano in squadra, orientati dallo stesso obiettivo, e anche loro collaborano per aiutare 22 a nascere e Joe a non morire.

Un film non banale sull’importanza della vita in sé stessa, sul valore della semplicità e sulla consapevolezza di sé, delle proprie scelte e del valore che queste assumono non soltanto per la nostra esistenza ma per quella delle persone che incontriamo lungo il percorso, i temi cari alla Disney raccontati con l’ingrediente magico necessario (il vascello dei Mistici, che varrebbe uno spin-off) e la giusta dose di commozione.
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