SPIDER (2002) di DAVID CRONENBERG
Il complesso di Edipo vuol dire che la relazione immaginaria conflittuale, incestuosa in se stessa, è votata al conflitto e alla rovina. Affinché l’essere umano possa stabilire la relazione più naturale, quella del maschio con la femmina, bisogna che intervenga un terzo. Ci vuole una Legge, una catena, un ordine simbolico, l’intervento dell’ordine della parola, cioè del Padre. (Tratto da “Seminario III” di Jacques Lacan)
Il passo tratto dal “Seminario III” di Jacques Lacan ci introduce nel nucleo fondante dell’opera di Cronenberg, quale la deviazione da un corretto processo di soggettivazione ed umanizzazione del desiderio del bambino. Il Nome del Padre rappresenta una evoluzione dell’Edipo freudiano, e ravvisa nella figura del padre il significante fondamentale che indirizza il desiderio del bambino in mancanza del quale rischierebbe di essere fagocitato dalla volontà di godimento nei confronti della madre.
Ecco perché “In nome del Padre” rappresentata la prima legge, quella che mette in fila tutte le leggi che consentono al bambino di passare dall’immaginario, che riempie il suo mondo nei primi anni di vita, al mondo del linguaggio. Conseguentemente, tutte le alterazioni della dimensione psicologica del bambino dipendono dalla non corretta impostazione, o successiva deviazione, o addirittura forclusione, di questo processo di umanizzazione del desidero.
L’opera di Cronenberg, tratta dal libro di Patrick Mc Grath, illustra la ricostruzione che Dennis “Spider”, come si faceva chiamare da bambino, fa del drammatico matricidio di cui si è reso colpevole 30 anni prima.Lasciato il manicomio criminale per essere trasferito in una comunità protetta, al fine di tentare un percorso di riadattamento nella società civile, Spider ripercorre mnesticamente la vicenda che gli ha stravolto l’esistenza.I flash back del suo passato vengono riaggiornati, immaginandosi da adulto fisicamente presente, come un fantasma, negli stessi luoghi in cui c’era da bambino, sicché in molte scene del film,
Spider bambino ed adulto sono contemporaneamente presenti.
Dennis amava moltissimo la mamma, Lynn, una donna dolce, amorevole, anche nei sembianti. Il suo affetto sublimale, il suo attaccamento morboso, si solidificava giorno dopo giorno soprattutto in conseguenza del progressivo comportamento rozzo del padre, Bill, che trovava in altre donne, in particolar modo prostitute, quegli sfoghi sessuali probabilmente incompatibili con la sua relazione coniugale. Si innamora di una di esse, Yvonne (“Un ammasso di carne” dirà il barista del locale che Bill frequentava, a conferma dell’ideale di donna di quest’ultimo), ed una sera, in un casolare, i due amanti vengono scoperti dalla mamma di spider che viene massacrata con una spranga e sepolta nell’orto accanto. La compagna del padre prende il posto della madre nell’ambiente domestico, anche per una marcata affinità caratteriale tra Bill e Yvonne.
E ciò per Spider è insopportabile, il suo rapporto con la matrigna non può reggere: così decide di ucciderla. Il finale per Spider sarà traumatico: credendo di assassinare Yvonne ucciderà la propria mamma. Pertanto Spider aveva fantasticato completamente l’uccisione della madre da parte del padre e la sua sostituzione con la prostituta.
Perché? Spider si era identificato con il desiderio del padre, che era anche colui che ostacolava il rapporto con la madre. Lo ha seguito, si è immerso nel medesimo, combinando questo con l’odio che provava nei suoi confronti. Bill, il rozzo padre, il non-Padre, mai promotore della funzione di corretto convogliamento del desiderio del figlio. Il bambino ha immaginificato così fortemente il rapporto libidinoso del padre con una prostituta che ha considerato naturale l’uccisione della madre da parte del primo, oltre all’ingresso nell’ambiente domestico, come nuova madre, della seconda. Inoltre Yvonne, aspetto non secondario nell’economia della vicenda, assumeva spesso verso il bambino non solo atteggiamenti duri, scostanti, ma anche sensualmente provocatori, aggravando il già difficile equilibrio psicologico del bambino.
Chiaramente Spider non era e non poteva essere presente al momento dell’uccisione della madre, e tanto meno al momento dell’occultamento del suo cadavere. Lo poteva solo rappresentare mentalmente, immaginarlo. E quando il bambino dopo aver accusato il padre e Yvonne dell’uccisione della mamma scappando si rifugia nel casolare, non confermerà di fronte al padre minaccioso che l’ha raggiunto la sua accusa.
Perché non comprende se sia vera o no. Spider, nel suo atteggiamento oramai totalmente paranoico, ricostruisce quel percorso di tanti anni fa con difficoltà, sovrapponendo dubbi su dubbi, confondendo, perché oramai incapace di scinderla, la realtà con la fantasia. Da adulto si rappresenta nelle scene che ha vissuto in prima persona da piccolo, anticipa o posticipa di frazioni di secondo le stesse parole, bisbigliate, che da bambino Lui, la mamma ed altri soggetti dissero. Ma in altre scene gli assale il dubbio che riesca a ricordare correttamente quelle che aveva ideato da bambino.
Stratificazione su stratificazione.
Tenterà anche nella struttura riabilitativa, dove viene rinchiuso, di uccidere la governante che il regista immedesima nel personaggio di Yvonne (non provocatorio come quello della Yvonne prostituta ma identificatorio del Super-Io persecutorio nei confronti dei degenti), ma questa volta fallirà, ritornando nel manicomio criminale da dove era venuto.
Spider adorava il racconto della mamma sulla rete del ragno che serviva per proteggere le uova dagli attacchi esterni, ed una volta tessuta il ragno andava via. Profetica questa favola, ma nell’inconscio del bambino quelle ragnatele rappresentavano la protezione dall’esterno, prima dal padre e poi dalla sua prostituta, ed ecco perché gli piaceva impiantarle nella sua camera, con del semplice spago, o crearle con le sue manine. Analogamente Spider adulto tesserà una tela di spago nella stanza. E da rete protettiva, difensiva, diventa sistema strategico, anche nella sua semplicità, per collegarsi, con dei fili che scendono per le scale, alle manopole del gas della cucina in modo da aprirle dalla sua stanza. E così ucciderà la sua mamma credendo di uccidere Yvonne.
Cosa ci resta di Spider? Spesso è difficile comprendere la ragnatela delle nostre emozioni, dei nostri desideri, dei nostri pensieri. Ed ancora più difficile riportarli nel presente, c’è sempre il rischio di sovrapporre al ricordo qualche cosa di nuovo, di diverso, dando così vita a nuove sensazioni. Questo è il lavoro dell’inconscio, di quello che cerchiamo di restituire alla nostra razionalità quotidiana ma che spesso riappare senza che ce ne rendiamo conto. La storia di Spider raffigura l’espansione incontrollata e psichicamente instabile di questo vortice infernale. Ma proprio per questo, l’opera di Cronenberg, rappresenta un momento importante di riflessione della cinematografia mondiale.
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