Come iniziare la progettazione di un video montaggio

Personalmente quando progetto un video montaggio utilizzo come struttura organizzativa quella che nel teatro, e poi nel cinema, è stata definita come:
LA STRUTTURA IN TRE ATTI:

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Per spiegare meglio l’intera struttura prenderò come esempio un video montaggio che ho presentato durante un mio laboratorio dal titolo: NARRAZIONI ONIRICHE. Utilizzerò anche alcune sequenze video che troverete lungo il testo.

PRIMO ATTO
Una delle parti più importanti dell’intera struttura, a mio avviso, è la premessa, nella quale diamo alle persone subito, poche, chiare, indicazioni su ciò che vogliamo trasmettere.

Mi capita spesso di sviluppare un’idea partendo da una immagine, una musica, una voce fuori campo o sequenza video (che contiene spesso tutti questi elementi), che fin da subito penso possa essere una buona premessa per il mio progetto.

Ad esempio la premessa del video su NARRAZIONI ONIRICHE l’ho decisa quando ho ascoltato la voce fuori campo dell’inizio di un documentario dal titolo: “Zeitgeist”. Ho pensato che poteva aiutarmi a organizzare tutti gli elementi del video.

Avevo in mente di costruire un montaggio con scene oniriche forti, intense, quasi da incubo, perché l’obiettivo era quello di scuotere il pubblico e non solo farlo riflettere sulla dimensione onirica. Nello stesso tempo volevo rassicurare le persone che anche nei peggiori incubi sono presenti gli strumenti di ricostruzione, di senso. La frase che ho utilizzato come premessa conteneva entrambi gli elementi: rottura e ricostruzione. A questo punto potevo iniziare con le immagini forti, e per farlo ho scelto l’apertura del film “Persona” di Bergman, togliendo solo alcune scene che sinceramente mi sembravano troppo forti per l’inizio.

Questo è il video dell’intera premessa

https://www.youtube.com/watch?v=7Aih6-AYoxQ

Per chi fosse interessato, questo è l’incipit del film di Bergman senza i miei tagli:

PRIMO PUNTO DI SVOLTA
Nel primo punto di svolta voglio sottolineare che il sogno rompe gli schemi della logica razionale. Questo mi consente di stimolare il pubblico a vedere il montaggio con altri occhi. Così ho deciso di inserire la sequenza del film di Kieślowski (La doppia vita di Veronica – 1991), nella quale Veronica durante un viaggio in treno guarda fuori dal finestrino attraverso una palla di vetro che riflette le immagini esterne al contrario. Questa scena è giustificata anche dal fatto che per promuovere l’evento avevo utilizzato una frase di Freud che per spiegare le libere associazioni usò la metafora di un viaggio in treno. “Quando guardiamo fuori dal finestrino, ogni aspetto del paesaggio rilascia impressioni, immagini e pensieri che sono associazioni libere.”

SECONDO ATTO

Dopo la scena di Kieślowski, che funge da punto di svolta, si apre il secondo atto. In questo caso inserisco le scene importanti del video, quelle sulle quali lavoreremo, ovvero 4 sequenze oniriche che toccano quattro temi fondamentali e di cui mi piacerebbe lavorare durante il laboratorio.

Sono:

1. La scena finale di “Scene di un matrimonio” di Ingmar Bergman, nella quale lei racconta un sogno angosciante all’ex marito che prova a contenerla.

2. Una scena di Eyes Wide Shut di Kubrick nella quale la Kidman racconta al marito (a quel tempo vero anche nella vita) Tom Cruise, un sogno nel quale ha partecipato ad una orgia.

3. “Le Révélateur” di Garrel, nella quale i genitori stanno per raggiungere il figlio ma, quando gli sono vicini, lui sfugge su un carrello. Inoltre nell’immagine successiva si vedono i genitori dietro il letto del bambino. Una sorta di scena primaria al contrario.

4. Una scena di “Ovosodo” di Paolo Virzì, non onirica, ma di ricordo infantile, che richiama molto l’atmosfera onirica, nella quale il protagonista vede per la prima volta una donna completamente nuda.

Queste scene arrivano ad CLIMAX (il culmine di un processo, in questo caso però non in crescendo).

Inserisco, a scopo esemplificativo, solo una delle scene, quella del finale di
“Scene da un matrimonio” di Bergman

SECONDO PUNTO DI SVOLTA

TERZO ATTO
A questo punto si entra nel terzo atto attraverso il secondo punto di svolta. Questa scena dà seguito alla premessa e cioè: “l’arte deve mostrare anche un mondo capace di cambiare e aiutarlo a cambiarlo” e propone quindi la: RISOLUZIONE

Faccio vedere un’intervista a Cesare Musatti, fondatore della Società Psicoanalitica Italiana e grande appassionato di cinema. Nel video Musatti è molto anziano, con l’aria rassicurante di un nonno, che racconta un suo sogno molto angosciante. Mentre racconta il sogno prova contemporaneamente ad interpretarlo e quindi ci dona (nello stesso momento in cui racconta di un’atmosfera angosciante) gli strumenti di comprensione, di ristrutturazione di senso. Questo era l’intento della mia scelta.

Musatti ci fa capire che possiamo sognare anche le cose più terribili però, se abbiamo gli strumenti per comprendere, questi sogni si trasformano in NARRAZIONI ONIRICHE, in rappresentazioni che ci aiutano ad entrare in contatto con le parti più intime di noi stessi e ci aiutano a cambiare dall’interno.

Ultima sequenza prima della frase finale e dei titoli di coda, faccio vedere una scena di “Caro diario” di Nanni Moretti, che semplicemente passeggia e pensa e, sullo sfondo, una nave che si appresta al porto. Una semplice scena che mi serve a scaricare un po’ la tensione e riportare il gruppo intero in un assetto di lavoro senza perdere il contatto con le emozioni provate.

Inizia la musica, calma e piacevole di Michael Nyman (colonna sonora di “Lezioni di piano”) e una frase, un testo esplicativo che mi consente simbolicamente di svegliare il gruppo e aggiunge qualche elemento teorico alla fase della discussione che verrà subito dopo. I titoli di coda, infine, accompagnati sempre dalla musica dolce di sottofondo sono un buon modo per rimanere in contatto con le emozione e svegliarsi lentamente dal sogno/video

Questa l’intera sequenza finale:

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