“Cosa regalare ad un uomo che ha tutto?”

Thriller del 1997 diretto da David Fincher con Micheal Douglas e Sean Penn della durata di 129 minuti.

Nicholas all’inizio del “gioco”.

“Cosa regalare ad un uomo che ha tutto?” è la domanda che si pone Conrad, fratello di Nicholas Van Orton, magnate e uomo d’affari di San Francisco, in occasione del suo compleanno. Nicholas è un uomo che trascorre le proprie giornate o in ufficio o nella maestosa residenza dove abita da solo dopo il divorzio. Porta dentro di sé il trauma del suicidio del padre, gettatosi dal tetto di casa quando lui era ancora un ragazzo. Conrad regala al fratello una tessera per iscriversi ad un esclusivo club di giochi di ruolo, il Consumer Recreation Service (CRS) con la finalità di movimentare la sua vita costituita solo ed esclusivamente dal lavoro. 

Nicholas un po’ scettico si iscrive, dopo essere stato sottoposto ad una serie di test fisici e psicologici, a quello che sarà da lì a poco il suo peggior incubo camuffato da un apparente gioco.

Il gioco ha inizio e tutto intorno a Nicholas inizia a prendere una piega strana al punto che metterà in discussione ogni cosa: il lavoro, la posizione sociale, il denaro, le persone intorno a lui e anche la sua stessa vita. Si susseguono svariati eventi che assumono caratteristiche a tratti paradossali ma che sono fortemente realistici, e la difficoltà del protagonista consiste proprio nel continuo tentativo di uscire da questo gioco, interpellando avvocati, polizia e lo stesso fratello, non capendo più di chi potersi fidare.

The Game attraverso il gioco di ruolo va a toccare il concetto di catarsi, lasciando spazio ad una riconciliazione interiore tra ansie ed inquietudini.

Riconciliazione sofferta perché parte da uno stato emotivo alterato e traumatizzato dalla morte del padre e che si è cementificata attraverso la conduzione di una vita priva di piaceri e di svaghi ma votata alla reputazione e al lavoro. In questo scenario per Nicholas è ancor più difficile trovare del tempo per elaborare il suo trauma, però è indispensabile riflettere sulle esperienze, valutarne i danni e risolvere i conflitti. Questo è lo scopo del gioco orchestrato dalla CRS, aprire una finestra sulla mente che riesca ad eliminare i conflitti che la tormentano lasciando spazio a stati emotivi più sani e funzionali, in una sola parola appunto catarsi. 

Il protagonista si identifica nel personaggio del proprio gioco ma sa che sta vivendo una finzione e di conseguenza si sente liberato dal peso dell’ossessione emotiva che sta vivendo da anni. 

Nicholas con in mano la tessera della CRS.

Anni che lo hanno portato ad indurirsi, a credere che non valga più la pena investire nei rapporti umani, a non avere amici ma solo interessi e attraverso il gioco e le vicissitudini che gli accadono, riuscirà alla fine a riformulare una scala di priorità adeguata, alleggerendosi da quella pesantezza che si porta dietro dal suicidio del padre.   

Con il passare degli anni Nicholas è sempre più somigliante al padre, nella distanza dagli affetti che porta quasi fino ad un vero e proprio evitamento, nel cinismo, nall’aridità emotiva, nella freddezza, tanto che il gioco incredibilmente organizzato dalla CRS lo sveglierà e lo farà uscire da quella corazza che si è creato nel corso del tempo.
Attraverso il gioco di ruolo Nicholas passerà dalla paranoia alla disperazione vivendo  gli stati emotivi più disparati che si susseguono incessantemente legandosi agli avvenimenti del gioco, che lo porteranno a riscoprire il valore della sopravvivenza.

Nicholas ha tutte le caratteristiche del Workhaolism (dipendenza dal lavoro) dove l’attività lavorativa, la ricerca e il mantenimento di un certo status sociale diventano una specie di scappatoia per evitare emozioni negative.

Il tempo eccessivo dedicato al lavoro non dovuto ad esigenze economiche, impoverimento emotivo e facile irritabilità, sono alcuni dei sintomi della dipendenza da lavoro che ritroviamo nel protagonista e che appaiono più evidenti con lo scorrere del film proprio quando saranno messi in discussione dal gioco.

Il lavoro per Nicholas assume la caratteristica della salienza, proprio perché domina completamente pensiero e comportamenti anche al di fuori dei luoghi e dei tempi di lavoro, e forse sono proprio questi campanelli d’allarme a spingere Conrad a regalare al fratello la possibilità di attraversare e comprendere i propri stati emotivi e le proprie ossessioni.

Nicholas cinico e arido uomo d’affari.

Lo spettatore è portato per mano da una regia magistrale che lo coinvolge dentro il gioco sin dall’inizio, proprio come se anche egli stesso ne fosse parte L.a sensazione di insicurezza che oscilla tra gioco e realtà perdura per tutto il film, con il suo apice massimo nella scena finale ,portando a riflettere se valga o meno la pena aver semplicemente giocato, ma in un gioco che è la nostra stessa vita.