L’ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO (1988) di MARTIN SCORSESE

I DUE ANELLI DI CONGIUNZIONE

L’Ultima Tentazione di Cristo, film di Martin Scorsese del 1988, ed ovviamente l’omonimo libro dello scrittore greco Nikos Kazantzakis da cui l’opera è tratta, pongono all’attenzione dello spettatore non solo la più sconvolgente trattazione della figura del Cristo, uno stravolgimento (apparentemente) fantasioso del Vangelo, ma qualche cosa di molto più imponente.

Il sogno del Cristo che viene rappresentato nel film, la Sua ultima tentazione, “rileva” in maniera impattante, diretta, la frattura della dicotomia che ogni religione, non solo quella cattolica, deve mantenere per poter preservare il suo potere, cioè la trascendenza assoluta e l’immanenza terrena: nel film il Cristo non diventa divino.

Cosa significa??

Prima del Golgota, nel film di Scorsese come nel Vangelo, tutto il pellegrinaggio tra terre e popoli di Gesù non solo è finalizzato a portare la parola del Padre che parla di un altro mondo, diverso e migliore dI quello terreno, ma lega questo ad un preciso ed inequivocabile messaggio, per l’epoca completamente rivoluzionario: gli unici beneficiari del nuovo mondo sono i deboli, i diseredati, gli ultimi, gli oppressi. Saranno loro i “salvati”.

Quindi non si limita ad iniettare verbalmente la speranza di un altro mondo: dice chiaramente che non tutti vi potranno accedere.

Non solo. Cristo non si limita a questo. Perchè alla dolce parola rivolta nei confronti della gente comune, che aspettava da secoli un Messia che li salvasse, alterna la sua freddezza , la sua rabbia, la sua fermezza contro il Potere, sia quello religioso del suo tempo, sia nei confronti di quello Romano. In una sola parola, nei confronti del Sistema.

Sarà Gesù che distruggerà le mercanzie nel Tempio, che ammonirà i ricchi sull’impossibilità di accedere al Paradiso se non si spogliano di tutte le loro ricchezze, che accuserà i sacerdoti di non fare il bene della popolazione, ed infine, di fronte a Ponzio Pilato che lo condanna, dirà senza mezzi termini che è Lui il vero Re, e che il mondo in cui l’Impero Romano vive sarà distrutto.

Quando però al Cristo, che faticosamente accetta la fine della sua esistenza richiesta dal Padre (notte del Getzenami), sul Golgota gli viene comunicato da un Angelo che Dio lo lascia libero, Lui, pur sapendo che la morte sulla Croce era la condizione essenziale per la sua vita eterna e per la salvezza dell’intera umanità, scende dalla stessa.

Non si pone (questo è un punto fondamentale!!!) il perchè della strana scelta del Padre che sacrificava il proprio Figlio per donare all’Uomo la vita eterna. La accetta e basta.

Coerentemente, del resto. Perchè obiettare la scelta del Padre che lo lascia vivere quando fino a quel momento aveva accettato, sempre per volontà del Padre, di morire? Del resto, nelle Sacre Scritture, già un attimo prima che Abramo ammazzasse il figlio Isacco Dio gli ferma la mano. La prova della fedeltà è riuscita, non è necessario andare oltre.

Gesù, sganciandosi completamente dal disegno divino, gode della vita in tutta la sua pienezza. Si innamora, si sposa due volte, ha figli, ammira la natura, lavora. Si avvolge di tutto ciò che è terreno, perchè la terra comunque è bella, e la vita va vissuta.

E solo quando sofferente e morente, al termine della sua vita fisica, scopre, grazie a Giuda, dell’inganno demoniaco in cui era caduto, supplica il proprio Padre di ritornare ad essere quel Messia che avrebbe mutato il destino dell’umanità. E per questo viene premiato. All’improvviso si ritrova sul Golgota un attimo prima della sua morte. E’ stata solo una parentesi allucinatoria, un sogno.

Ma quella supplica conferma che il sacrificio di Cristo era unicamente legato alla richiesta del Padre. Slegato da questo ha scelto di tornare ad essere uomo.

Questo è il nucleo tragico e sconvolgente del film.

Gesù, nel sogno, sapeva che la gente cercava un Messia. Glielo dice Saulo, in un bellissimo dialogo, che tenta di fargli comprendere che la morte di Gesù in croce è una necessità, non una facoltà. Che solo il percorso ipotizzato dal Padre porterebbe alla salvezza l’intera umanità.

Quindi, l’anello di congiunzione tra l’immanenza terrena e la transcendenza eterna è data dalla morte del Cristo sulla Croce. Senza di questa c’è la prima ma non la seconda. Quindi la salvezza, comunque a certe condizioni, è solo procrastinata ad un momento ulteriore alla morte: quella del Cristo e la nostra. Cristo ritorna ad essere uomo appena ha la possibilità.

Pur avendo visto con i propri occhi l’aspettativa che aveva la gente per Lui, pur consapevole della necessità del Messia, continua nella sua più comoda viva terrena. Certo, una vita fatta di amore, di povertà, di umiltà secondo il dettato del Suo Padre. Ma solo fine a se stessa. Il verbo lo applica solo a se stesso, non agli altri.

Cosa significa, che il cristianesimo è la summa di tante vite individuali e familiari, chiuse, monolitiche, e queste si salvano solo perchè seguono il volere del Padre? e gli ultimi, quelli che hanno bisogno degli altri, gli oppressi, devono sperare nella morte per una vita migliore?

Qui dovrebbe intervenire un secondo anello di congiunzione, sempre professato dal Cristo, che lega tutti gli esseri umani: l’amore per il prossimo. Quello che Niestche e Freud ritengono impossibile, perchè ovviamente antitetico alla normale natura narcisistica propria dell’uomo, rappresenta invece l’unica possibilità di “salvare” il mondo. il Paradiso in terra professato da Cristo.

Ma questo, il vero sogno dell’umanità, non si è mai avverato.

E non si può avverare.Proprio perchè la storia oramai ha dimostrato che i sistemi religiosi, tra i quali lo stesso Cattolicesimo, e gli Stati, indipendentemente dalle diverse forme di governo, hanno per loro natura interdetto all’uomo la possibilità dell’amore per il prossimo. Spalancarne le porte, attuare letteralmente la parola di Dio attraverso il Vangelo, cioè la parola del Figlio, comporterebbe l’impossibilità della sopravvivienza del potere. Ora, come allora, come sempre.

Solo un’ultima riflessione au questo capolavoro della cinematografia mondiale. Per concludere, e conseguentemente, il film ci dice anche questo, e forse soprattutto questo : l’amore non ha bisogno del sacrificio della morte per potersi affermare.