“UMBERTO D” (1952) di VITTORIO DE SICA
IL TRIONFO DI FLIKE E LA SCONFITTA DEL GENERE UMANO
Il vero protagonista di “Umberto D” è Flike.
L’altro protagonista è la sconfitta del genere umano, ed in particolare del nostro Paese (e delle speranze di chi lo voleva migliore).
Perchè Umberto D penetra nei nostri cuori, ci fa emozionare, ci fa piangere, ci fa riflettere?
De Sica, prima che cinematograficamente, idealmente, crea un profondo abisso tra Umberto D, vecchio, solo, povero, dimenticato, ed il mondo esterno. Distanza incolmabile, inconciliabile. Vale la pena di vivere? Quesito che Albert Camus pone all’inizio del suo “Mito di Sisifo”. E che noi, guardando il film, riprendiamo. Affermativo….. De Sica dice si. Offre un messaggio di speranza.
Il genere umano ha perso (è questo il nucleo del film) nel momento che esclude, non riconosce, un suo cittadino che aveva offerto allo Stato serietà e professionalità, lavorando tutta la vita. Malgrado questo, l’indigenza, la povertà, l’impossibilità a provvedere a sè stesso.
Ed allora la speranza arriva da un essere animato, anch’esso solo, piccolo, indifeso, come il suo padrone, che la natura ha modellato per offrire e garantire (per sempre) affetto a chi gli dà un pò di amore e tenerezza.
Creando un’osmosi. Umberto D rappresenta una compenetrazione affettiva tra un uomo ed il suo cane, che insieme diventano un unico, piccolo, debole, indifeso universo che si contrappone al resto.
E’ incredibile il salto di De Sica: passa dal neorealismo post-bellico ad un film neorealistico-pre boom economico che trascende la stessa italia degli anni ’60 creando un’opera eternamente realistica con un altrettanto eterno messaggio: solo chi è ultimo comprende gli ultimi.
Umberto D strappa Flike dalla morte facendo il giro di tutti i canili e salvandolo qualche ora prima dalla camera a gas (una scena struggente, una delle più belle del cinema italiano); Flike salverà Umberto D che si vuole suicidare, perché quest’ultimo capisce, lacaniamente, che qualcuno (anche se un piccolo cagnetto) lo desidera, lo ama, lo aspetta, vive perchè vive Lui.
Qui, e solo qui, c’è una speranza per l’umanità. Reale fino all’inverosimile.
Capolavoro.
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