Zerocalcare è un novello Giovane Holden, che nel famoso romanzo di Salinger pensava che un adolescente senza gastrite è una “maledetta spia”?

In questo nuovo episodio di Profondità di campo – Dialoghi di cinema e psicologia, con Sergio Stagnitta commentiamo Strappare lungo i bordi, la serie Netflix del fumettista romano Zerocalcare di cui tanto si è parlato e si sta parlando.

Si è molto discusso della serie come specchio di una generazione, con alcuni comportamenti ricorsivi: un certo ritiro sociale con diverse sfumature di disagio, preoccupazione nei confronti degli investimenti relazionali, riflessioni su come definire il proprio posto nel mondo.

Il personaggio Zero è alle prese con una costante ruminazione del pensiero, a volte trova una sponda nell’Armadillo/funzione coscienza, a volte la trova nel dialogo con alcuni amici, spesso rimane interiorizzata e si perde in rivoli progressivamente più lontani dal centro.

Come poteva essere questa forma di pensiero introvertito nel tempo dei padri di questa generazione? Quale processo rituale di “assassinio del padre” è stato compiuto dal personaggio/emblema Zero e quale è fallito? E poi c’è il tema del suicidio, che sembra essere il fulcro della storia ma alla fine rimane in una narrazione piuttosto fumosa, come se ancora fosse troppo scottante parlarne.